giovedì 29 maggio 2014

Oseresti ora tu, o anima,
uscire con me verso quella regione sconosciuta,
dove non c'è terreno che i piedi possano calcare, né un
  sentiero da seguire?

Nessuna carta, nessuna guida,
né una voce che risuona, né una mano che ti tocchi,
né un volto con la sua carne fiorente, né labbra, né occhi
  sono in quella terra.

Io non la conosco, anima,
come te, tutto è vuoto davanti a noi,
tutto attende imprevisto, mai sognato in quella regione,
  in quella terra inaccessibile.

Sino a quando i lacci si sciolgono,
tutti fuorché quelli eterni, Tempo e Spazio,
e né buio, né gravità, né senso, né altri legami ci
  legheranno più.

Allora scoppieremo come germogli, fluttueremo
nel Tempo e nello Spazio, anima, pronti per loro,
eguali, equipaggiati alla fine (O gioia! O gioia di tutto)
  per compierli in noi, anima.

Walt Whitman, Sussurri di morte celeste, Foglie d'Erba

martedì 27 maggio 2014

Dalla mia finestra

Dalla mia finestra, vedo in primo piano il ramo di un albero, in secondo un grande campo verde e sullo sfondo due case e la strada, sulla quale piccolissime si possono distinguere le auto e le moto. Il loro rumore giunge attutito dalla distanza e dal vetro, ma c'è. Il ramo e le sue foglie ondeggiano per il vento, oggi è nuvoloso e un po' frescolino, questo fa si che l'erba del prato non abbia nulla di brillante, ma qualcosa di cupo. Negli alberi vive un immenso stormo di cornacchie, anni fa erano solo poche decine, ormai saranno un centinaio e forse più. Gracchiano, in continuazione, volano sopra alle colture cercando cibo e starnazzando. Guardando meglio in questo momento ho anche distinto, sotto una macchia di alberi, un cavallo della Camargue, sono dei cavallini bianchi bellissimi che qui sono molto frequenti. Sembra che stia brucando. Mi piace questo sfondo, lo vedo da quando ero piccola. Sa di Francia, sa di ricordi, di una poesia che una volta che eravamo qui per le vacanze di Natale dovevo imparare a memoria per la scuola e lo facevo guardando questo campo. Mi sarebbe piaciuto che quest'anno fosse coltivato a grano, i campi di grano, nel sud della Francia, hanno un colore particolare che non si trova da nessun'latra parte, un giallo brillante indescrivibile. Anzi, no, lo ha saputo descrivere una sola persona: Van Gogh.

lunedì 26 maggio 2014

Recensione libro: Creatura di Sabbia di Tahar Ben Jelloun

Come promesso, vi posto la recensione di questo libro stupendo.


Il fatto è questo: in un Marocco senza tempo e quasi fiabesco, come lo leggi solo nelle leggende arabe, ma che si può intuire essere quello della prima metà del '900 e del colonialismo francese, un uomo ha sette figlie, una vergogna per lui, e decide che l'ottavo bambino che nascerà sarà un maschio, anche se dovesse nascere una femmina. Così vuole il destino, ma con la complicità della madre e della levatrice questo verrà nascosto, la bambina si chiamerà Ahmed e sarà cresciuta come un maschio.

Questo è il tragico argomento. Il resto, è raccontato da diversi punti di vista, tanto che la protagonista diventa il personaggio più sfuggente che io abbia mai incontrato. Il punto di vista del cantastorie che dice di aver trovato il diario di Ahmed. Il punto di vista della protagonista, che si racconta attraverso le pagine del diario. Il punto di vista di altri personaggi che, nel momento in cui la storia sfugge, cercano di darle una fine, senza tuttavia riuscirci. L'ho già detto, Ahmed è il personaggio più sfuggente che ho incontrato, sia per la sua identità, per cui, anche se quiho usato il femminile, nella mia mente in realtà non riesco a pensare né a lei né a lui, avrei bisogno di un genere neutro, sia per la sua storia, della quale non vi posso rivelare la fine. Una vera e proprio creatura di sabbia, che come la sabbia ti sfugge tra le dita. Un'altra cosa che ho molto amato di questi libro è lo stile. Leggenda? Racconto filosofico? Romanzo? Lo scrittore marocchino Tahar Ben Jelloun mescola i generi e rende questo libro, tra l'altro tratto da un fatto reale, ancora più affascinante. Ve lo consiglio non solo per la tematica (mi ha un po' fatto pensare alle ragazze nigeriane: dopotutto, negare ad una donna la propria identità non è una violenza?), e anche per questo stile particolare che trasporta in un altro mondo. Insomma, voto: 5/5

                                               

Parola d'ordine: avventura

Si, perché io ormai penso che i miei viaggi sono sotto questo segno. Altrimenti, tutti gli imprevisti capitano a me!

1. Il treno fino a Chilivani, dove dovevo cambiare per Cagliari, è stato soppresso. In cambio ci è stato offerto un autobus che ha portato me e gli altri passeggeri fino a lì. Mentre leggevo Gli effetti secondari dei sogni di Delphine de Vigan (giuro che in questi giorni vi posto la recensione di Creatura di sabbia!) accanto a me sfilava la campagna e anche la chiesa di Saccargia, che da poco ho scoperto appartenere all'ordine dei Camaldolesi. E per l'ennesima volta mi sono ripromessa di chiedere ai miei di andare a visitarla. Uno dei momenti migliori è stato quando l'autobus ha attraversato le gallerie che portano fuori dal sassarese. Per me, quello è uno degli istanti più attesi di ogni viaggio, significa che sto partendo davvero...

2. Arrivo a Chilivani. Entro in fretta nella stazione, c'è scritto che il treno è al binario 5. Corro fino al binario cinque, scendo dalle scale, poi lei risalgo, mamma mia ma quanto è pesante sto bagaglio, chiedo per essere sicura: "E' questo il treno per Cagliari?" E mi rispondono con un: "No, è quello per Olbia" Oddio, dov'è quello per Cagliari?? Al binario 2. Non hanno aggiornato gli schermi. "Signorina, non corra, ho avvertito il collega!" Il mio bagaglio non mi è mai sembrato così pesante...uff.

3. Tre ore e 80 pagine dopo, eccomi alla fermata Elmas Aeroporto. Tutto bene, tutto sommato, mi sono solo ingozzata con il panino e i cuor di mela, bevuto tutta l'acqua perché non mi va di buttare una bottiglietta mezzo piena, c'è gente nel mondo che muore di sete. Il problema arriva dopo il decollo. Io adoro i decolli, così come gli atterraggi, adoro quando l'aereo prende velocità e tu stai lì, ad aspettare che l'aereo si stacchi dalla pista, ogni scossone ti avvicina a quel momento magico. All'atterraggio, invece, è tutto il contrario, aspetti che l'aereo tocchi la pista perché finalmente eccola, la destinazione. Dopo questo decollo, comincia il male alle orecchie. Come non mai. Vi dico solo che mi sentivo il sapore del sangue in bocca. E non avevo neanche una gomma da masticare. In compenso, l'aereo è arrivato all'aeroporto di Marsiglia con mezzora di anticipo (o_O)...e ho dovuto aspettare mia sorella per mezzora...il resto del viaggio, in macchina, è stato piuttosto tranquillo.

Insomma, ecco le mie avventure. Scusate l'orario improponibile al quale posto questo post (oddio suona malissimo) ma volevo farlo...BENVENUTA A JENNY DELLO BUONO, che mi ha aggiunta su G+ ed è anche diventata mia lettrice fissa. Vi consiglio di passare per il suo blog, La Stanza delle Sorprese. Bene bene, io ora andrò a dormire...che ne dite?


mercoledì 21 maggio 2014

Parto

Eh si, parto. Questo sabato, prenderò il treno per Cagliari, e da lì l'aereo per Marsiglia. Partirò fino al 14 giugno. Starò da mia sorella. Per staccare un po' dalla qui, cambiarmi le idee. E stare un po' meglio.

                                               

Ma non vi preoccupate. Per questo blog, ci sono sempre.

#BringBackOurGirls

Contro gli estremismi. Contro il terrorismo. Contro la violenza sulle donne. Per un mondo in cui le ragazze possano istruirsi senza temere di essere per questo maltrattate. Per le ragazze rapite in Nigeria da Boko Haram.



lunedì 19 maggio 2014


Sarà che la figura del Joker, così crudele e cinica, scanzonata nella sua follia, mi affascina. Sarà che l'ultimo attore che l'ha interpretato è stato lui, Heath Ledger. Ma questa canzone mi ha rapita da una settimana, penso che centri in pieno la figura...


venerdì 16 maggio 2014

Moi, je ne conte pas des histoires uniquement pour passer le temps. Ce sont les histoires qui viennent à moi, m’habitent et me transforment. J’ai besoin de les sortir de mon corps pour libérer des cases trop chargées et recevoir de nouvelles histoires. J’ai besoin de vous. Je vous associe è mon entreprise. Je vous embarque sur le dos et le navire. Chaque arrêt sera utilisé pour le silence et la réflexion. Pas de prières, mais une foi immense.

Io, non racconto delle storie solo per passare il tempo. Sono le storie che vengono a me, mi abitano e mi trasformano. Ho bisogno di farle uscire dal mio corpo per liberare delle caselle troppo piene e ricevere delle nuove storie. Ho bisogno di voi. Vi associo alla mia impresa. Vi sto imbarcando sulla schiena e sulla nave. Ogni fermata sarà utilizzata per il silenzio e la riflessione. Nessuna preghiera, ma una fede immensa.
                                                                                                                               
                         Tahar Ben Jelloun, Creatura di Sabbia


giovedì 15 maggio 2014

Marina Yurlova, la cosacca dello zar


In questi giorni, ho visto su ARTE, un canale franco-tedesco, una serie di documentari sulla Prima Guerra Mondiale, 14-Des armes et des mots (14-Delle armi e delle parole). Nella serie, si seguivano le storie di diversi personaggi, soldati e civili. Quello che più mi è rimasto nella mente, però, è una ragazza dal destino assai strano per l'epoca in cui ha vissuto: la russa Marina Yurlova.


Marina Yurlova nacque nel 1900 nel sud della Russia, figlia di un colonnello cosacco. Aveva 14 anni, quando la Prima Guerra Mondiale scoppiò e suo padre dovette andare a combattere. La ragazzina però voleva essergli accanto, e così scappò di casa per cercare di raggiungerlo, invano. Si arruolò nell'armata cosacca e combatté, nonostante la giovane età e l'essere una ragazza. Una vera e propria bambina soldato, tuttavia coraggiosa e fedele al suo zar. Riportò diverse ferite, rischiò persino l'amputazione della gamba, e ricevette una medaglia per il suo valore. Quando la rivoluzione scoppiò, prima cercò di nascondere ai suoi soldati che lo zar aveva abdicato ed era fuggito, poi, rivelata la verità, assistette all'uccisione del capitano e venne fatta prigioniera. Ma Marina era fortunata, perché prima che venisse fucilata la prigione nella quale era stata rinchiusa venne presa dagli zaristi e fu liberata...unica sopravvissuta tra tutti i prigionieri. Combatté ancora nell'armata bianca, poi, dopo la fine della guerra civile, si esiliò prima in Giappone e poi negli Stati Uniti, dove lavorò come ballerina e si sposò. Inutile dire che quello che aveva visto in guerra le lasciò profonde cicatrici, tanto che venne ricoverata e sottoposta a cure di elettroshock. Sulla sua esperienza scrisse diversi libri, tra cui Cossack Girl nel 1931, le sue memorie di guerra, che riscossero un grande successo. Morì nel 1984 a New York. 
La sua storia mi ha sorpresa, in particolare per il suo coraggio. Diventare soldati a 14 anni e uscire vivi da quella tragedia quasi dimenticata ai giorni nostri che fu la Prima Guerra Mondiale non è una cosa molto comune. E lo è ancora di meno quando si è una ragazza, in un tempo in cui il compito delle donne era essenzialmente quello di mettere al mondo dei figli e occuparsi della casa. Semplicemente, questo.    
                                                                  
                                                                                                                                            


mercoledì 14 maggio 2014

Et c'est parti pour Cannes!



Oggi, inizia il festival di Cannes.


Ogni maggio ha un sapore speciale per me, quando arriva il momento di Cannes. E' tempo di cinema allo stato puro, di autori, di scoperte, di speculazioni...e di grande invidia per chi è lì e va a vedere i film, riempirsi di autografi e fare foto. E magari scambiare qualche parola con loro, i registi, gli attori, quelli che di solito puoi vedere solo sulle foto patinate dei giornali che ogni mese vai a comprare con deferenza da anni e anni, tanto che ormai puoi farci delle poltrone, con i giornali che ti hanno invaso la camera. Quest'anno poi, starò lì davanti alla tv a invidiare particolarmente quelli che andranno a vedere il nuovo film di Xavier Dolan, Mommy. Xavier Dolan è un regista del Quebec, ha due anni e mezzo più di me e ha già diretto cinque film. Tutti hanno ricevuto un premio, J'ai tué ma mère, Les amours immaginaires e Laurence anyways a Cannes e Tom à la ferme a Venezia. Un genietto. Che qui in Italia non vedremo mai distribuito, perché ai distributori italiani non capisco perché va bene far uscire La vita di Adèle, ma quando si tratta di amore omosessuali tra uomini lì...no, non va. Ed è così che i suoi film riesco a vederli solo se li passano sui miei pochi canali francesi, per giunta in terza serata. Ma sorvoliamo. 

Quest'anno la competizione si annuncia fantastica come al solito. E non vedo l'ora di provare il piacevole formicolio, la piacevole attesa quando aspetti che al telegiornale parlino di Cannes. E allora...que la fete commence!! 

martedì 13 maggio 2014

E' tempo di ricominciare. Di rialzarsi e di andare avanti. Di rimarginare le ferite, di calmare la rabbia...e ricominciare. In un certo senso, creare questo blog lasciando da parte il vecchio, Where is my mind?, fa parte di questo percorso. Where is my mind? non mi rappresenta più, è la memoria della vecchia me, la memoria della mia adolescenza e del mio primo amore. Una memoria che pesa e che ora è tempo di archiviare, voltare pagina per essere più forti e consapevoli.

Perché Foglie d'erba? Amo le poesie di Walt Whitman. Le ho scoperte leggendo un libro sulla pittrice canadese Emily Carr. E quel titolo, Foglie d'erba, mi fa pensare alla natura, alla leggerezza, al vento che fa muovere le gonne, alle giornate di sole, e a quel fervore che solo la scrittura, la poesia e l'arte mi trasmettono e che voglio ritrovare, perché mi manca. Quindi, che sia Fogli d'erba.

Au revoir.