Premessa: se avete in programma di leggere Il Trono
di Spade e non l’avete ancor fatto, oppure se state leggendo il primo o il
secondo volumetto, oppure se non avete visto la serie tv e (cosa che vale in
tutti i casi) non volete SPOILER, saltate il post.
Buongiorno! Eccomi finalmente a recensirvi
il terzo
volumetto del Trono di Spade, Il Regno dei Lupi di George R.R. Martin. Pieno di
intrighi, battaglie e personaggi che ancora una volta nella serie erano i miei
eroi, ma leggendo il libro perdono la mia stima. Ma andiamo con ordine, ecco a
voi la trama:
Nei cieli, compare una cometa del colore del sangue. C’è
chi, alla corte di Approdo del Re, lo interpreta come un segno di buon auspicio
per l’ascesa al Trono di Spade del crudele re ragazzino Joffrey Baratheon,
primo del suo nome, dato che tra i colori della casata di sua madre Cersei
Lannister c’è il porpora. Chi, invece, nell’impervia isola della Roccia del
Drago, dove lo zio di Joffrey, Stannis Baratheon, si è stabilito e ha
rivendicato per lui il titolo di legittimo re in quanto Joffrey è frutto di un
incesto, lo interpreta come il fiammeggiante simbolo del Signore della Luce,
soprattutto dopo che buona parte dei suoi uomini si sono convertiti al suo
credo e dopo la venuta al fianco di Stannis di una misteriosa e potente
sacerdotessa rossa, Melisandre di Asshai delle Ombre. Nel Nord, dove Robb
Stark, figlio del defunto Eddard, si da il titolo di Re del Nord, si dice che
l’astro sia del colore del sangue sparso dalle battaglie del Giovane Lupo
contro i Lannister. Oltre il Mare Stretto, invece, la giovane Daenerys
Targaryen, Madre dei Draghi Drogon, Viserion e Rhaegal, è forse l’unica ad
avere ragione sul significato della Cometa: i draghi si sono risvegliati, l’ora
che riprenda il suo posto in quanto legittima erede del Trono di Spade è
vicina. Eppure, ora che ha perso il marito Khal Drogo e che il suo khalasar
l’ha abbandonata, riuscirà a sopravvivere allo spietato Mare Dothraki e al suo
clima impervio?
Al di là delle speculazioni sulla Cometa di Sangue, altri
personaggi tessono trame ed intrighi complicati. Un altro personaggio, come per
capriccio, si dichiara anch’egli re: Renly Baratheon, minore dei fratelli del
defunto Robert, poiché sa bene che Stannis non è amato. Tyrion Lannister, il
Folletto, arriva ad Approdo del re in quanto Primo Cavaliere e subito si da da
fare...a modo suo, ovviante. E all’estremo nord, Jon Snow segue il lord
comandante dei Guardiani della Notte, Jeor Mormont, in una spedizione oltre la
Barriera, nella terra dei Bruti, per capire da dove vengano e cosa siano le
misteriose creature morte che camminano. Un’oscura e antica minaccia alla quale
nessuno da veramente importanza, pronta a calare sui Sette Regni ora che la
Lunga Estate si sta ufficialmente concludendo e che l’inverno si appresta ad
arrivare...
Uff, ecco qui, in sintesi, la trama. Mano a mano che passano
i libri sta diventando sempre più lunga, piena di nomi e di sotterfugi per non
rivelare informazioni vitali che capitano nel libro. Un libro nel quale le cose
si muovono a volte rapidamente, a volte più lentamente, e nel quale devo
criticare una cosa in particolare, ma credo e spero che sia dovuta all’assurda
scelta di tagliarlo in due, frase che, me ne rendo conto, in pagine nelle quali
il sangue scorre ogni dieci pagine per volume quadrato suona molto male.
Ritornando alla critica, alcuni personaggi praticamente non appaiono, ed è un
peccato, perché questo da un senso di incompletezza. Mi riferisco in
particolare a Daenerys e Jon Snow, che in 482 pagine avranno al massimo tre
capitoli a testa dedicati a loro. Sarà anche che sono due dei personaggi che
preferisco, Dany perché è una paladina della giustizia fuori dal comune, faccio
il tifo per lei per sedere sul Trono di Spade e soprattutto ha tre draghetti
(<3 _ <3 ), Jon perché l’oltre la Barriera è particolarmente intrigante,
spero che un giorno o l’altro George Martin faccia saltare fuori qualche
misterioso Figlio della Foresta, e gli Estranei aggiungono toni horror alla
saga ogni volta che appaiono. Spero che vedremo di più questi personaggi ne La
Regina dei Draghi, il cui titolo sembra promettente da questo punto di vista.
Più draghi per tutti!
Un altro personaggio intrigante ma che praticamente non
appare è una nuova conoscenza: ser Davos Seaworth, il Cavaliere delle Cipolle.
Per presentarvelo, vi metto la sua storia.
“Maestro Cressen ricordava bene il giorno in cui Davos era stato creato cavaliere, poco dopo l’assedio di Capo Tempesta. Lord Stannis e una piccola guarnigione avevano resistito nel castello per quasi un anno, combattendo contro gli eserciti congiunti di lord Tyrell e di lord Redwyne. Perfino dal mare erano stati isolati, controllato com’era giorno e notte dalle galee di Lord Redwyne che issavano i vessilli color porpora di Arbor.Tra le mura di Capo Tempesta, i cavalli erano stati mangiati da un pezzo, cani e gatti erano scomparsi e la guarnigione era ridotta a cibarsi di radici e di ratti. Poi, in una notte di luna nuova, le stelle nascoste da nubi oscure, Davos il contrabbandiere aveva sfidato, con il favore delle tenebre, il blocco delle navi ostili di Redwyne e le insidiose rocce del golfo dei Naufraghi. Il suo piccolo vascello aveva scafo nero, vele nere, remi neri e la stiva strapiena di cipolle e di pesce salato. Poco, certo, eppure sufficiente per permettere a Eddard Stark di raggiungere Capo Tempesta e di spezzare l’Assedio.
Lord Stannis aveva ricompensato Davos concedendogli buone terre su Capo Furore, un piccolo castello e gli onori di cavaliere...ma aveva anche decretato che Davos perdesse una falange di ciascun dito della mano sinistra, come punizione per tutti i suoi anni di contrabbandiere. Davos si era sottomesso, ma solo a condizione che fosse Stannis in persona a impugnare la lama: non avrebbe accettato una simile punizione da mano meno nobile. Il lord aveva usato una mannaia da macellaio, in modo che il taglio fosse preciso e netto. In seguito, per la sua nuova casata, Davos aveva scelto il nome Seaworth, Degno del mare. Il suo vessillo era una nave nera su sfondo grigio, con una cipolla sulle vele. Il contrabbandiere di un tempo andava orgoglioso di poter affermare che lord Stannis in fondo gli aveva fatto un piacere: quattro unghie in meno da pulire e da tagliare.”
Aggiungo che le falangi staccate le tiene in una sacchetta
di cuoio appesa al suo collo. Quello che mi è piaciuto di lui è che è il
ribelle della situazione, nonostante sia comunque fedele al suo re. E poi,
credo che lo abbiate ormai indovinato: ho un debole per pirati o ex pirati.
Eccezionalmente, non muore nessuno di importante. Quindi,
salto la rubrica MORTI STECCHITI DALLO SCRITTORE SADICO. Ma, se vi posso
anticipare qualcosa, perché sono già andata avanti con la lettura del prossimo
libro...la cosa non durerà.
Come anticipato, c’è chi tra i personaggi si mantiene nella
mia stima, chi invece sale e chi scende. Tyrion Lannister continua ad essere
uno dei miei preferiti, in particolare ora che dispensa giustizia. Sembra quasi
un supereroe, e l’eunuco Varys, detto anche Ragno Tessitore, è come Robin per
Batman. Anche se è altrettanto furbo e subdolo. Ma i loro dialoghi insieme sono
delle perle.
“<La sai una cosa, lord Varys?> Tyrion lasciò che l’eunuco lo aiutasse a montare in sella. <Certe volte, ti vedo come il mio migliore amico in tutta Approdo del Re. Altre volte, credo che tu sia il mio peggior nemico.>
<Ma che stranezza, mio lord. Anch’io penso esattamente la stessa cosa di te.>”
Un personaggio che, invece, sale un po’, ma giusto un po’,
nella mia stima, è Sansa Stark. Sempre sottomessa, o almeno, così pare, però
qualcosa si muove, anche se continua a credere che alcune cose sono come nelle
ballate che tanto ama. Anche lei, tuttavia, non appare molto, il che ha dato
luogo ad un episodio: leggo un pezzo in cui incontra un dato personaggio, e
penso “Un attimo. Chi sei tu? Dove ho già letto il tuo nome? Perché sei qui?
Perché sei in questa condizione?” Sono dovuta tornare indietro di 235 pagine.
Duecentotrentacinque! E se mi perdo adesso con i nomi...non voglio immaginare
cosa capiterà quando sarò al quarto libro.
Robb Stark, invece, perde molti punti. Mi sembra un
ragazzino pieno di se perché gli hanno affibbiato una corona in testa e un
titolo che non esisteva più da 300 anni, ma che alla minima difficoltà si rende
conto che non è maturo per esercitare il potere. Questo lo innervosisce e
compie le scelte sbagliate. Ora, va bene, vince tutte le battaglie, ma se in
‘politica interna’ seguisse il consiglio di sua madre e non la scacciasse per
un’inutile missione diplomatica solo perché non vuole che si dica: ‘’Guarda, il
Re del Nord fa tutto quello che gli dice la sua mammina’’, sarebbe molto più
saggio. Mi aveva già dato quest’impressione alla fine di Il Grande Inverno, ora
la rafforza.
Infine, volevo concludere parlando di Arya e Bran Stark. Arya
ormai segue gli avvenimenti dal punto di vista del ‘popolo’. E che dire, la
piccola di casa Stark, mano a mano che prosegue la narrazione, diventa sempre
più inquietante. Fa fuori un po’ di gente e incontra un personaggio secondario
che ruba la scena a molti, tranne lei: Jaqen H’ghar, misterioso assassino della
città libera di Lorath, che parla in terza persona di se stesso e che sembra
quasi uno spirito a metà tra il maligno e il benevolo. Un inaspettato alleato
di classe che non vedo l’ora di rincontrare.
Bran, invece, è uno dei pochi
elementi di magia vera e propria della saga, in particolare a partire da questo
libro. Il fatto che sia altrettanto inquietante di sua sorella è che ha un
rapporto con la natura, i sogni e le visione che mette i brividi. C’è un
passaggio in cui sogna di essere il suo meta-lupo, Estate, ed è descritto con
tanta dovizia di particolari, come se fosse realmente una belva chiusa in un
parco di notte, che mi ha fatto quasi paura. Finalmente, ne sapremo un po’ di
più sul perché di questo suo misterioso rapporto, ed è una delle cose che mi
incuriosiscono di più di lui. Spesso, nelle pagine Facebook dedicate a GoT,
vedo scritto che lui e suo fratello Rickon sono i personaggi più inutili della
saga. Secondo me, almeno per quanto riguarda Bran (Rickon è un personaggio di
contorno che, a mio parere, serve a far risaltare la saggezza di Bran, un po’
come l’amorfismo di Ismene serve a far
risaltare la tenacia di Antigone nella tragedia), è utile in quanto dona un
tocco di ulteriore mistero alla saga, indagando un territorio, quello della
magia naturale, che altrimenti sarebbe totalmente ignorato. La magia c’è anche
con Melisandre di Asshai, ma nella sua forma divina. Insomma, il succo del
discorso è che Bran è un personaggio utile!
Differenze dal libro alla serie: me ne sono saltate due agli
occhi: la prima è che Doreah, una delle serve di Daenerys, quella che mi stava
simpatica perché non ripeteva a pappardella tutte le superstizioni del mondo,
muore. Ci sono rimasta male, non me lo aspettavo. La seconda è che due
personaggi che nella serie vengono introdotti a partire dalla terza stagione,
che sarebbe la prima parte del terzo librone, invece appaiono qui: si tratta di
Jojen e Meera Reed, che aiuteranno Bran a capire ciò che lui è in realtà.
Lo stile di Martin è sempre lo stesso, camaleontico, cambia
a seconda dei personaggi, più solenne quando si parla di Daenerys o Catelyn
Stark, più giocoso quando si parla per esempio di Tyrion. Una scelta che mi
piace, poiché è piuttosto originale ed esalta la personalità dei personaggi.
Uno stile che, in certi momenti, non lesina sui dettagli cruenti e le
descrizioni macabre, mostrando il meglio e il peggio degli uomini. L’unica cosa
che gli critico è il fatto che, al tempo stesso, è proprio una delle cose che
fanno si che il libro non mi prenda particolarmente. Insomma, dipende dai
capitoli. Inoltre, è anche per questo che giudico il Trono di Spade una lettura
piuttosto impegnativa. Vi giuro, ci sono giorni in cui sono stanca
dall’università e non riesco neanche ad aprilo in autobus, me ne rimango
imbambolata davanti alla finestra a guardare i pali della luce che mi passano
davanti. Ebbene, di solito non faccio così. Il problema è che immaginarmi a
leggere questo libro senza essere nel mio letto al calduccio mi stanca ancor di
più...insomma, deve esserci calma e una buona dose di sonno arretrato
recuperato. Ciò non toglie che, se si vuole avere una buona cultura del fantasy
contemporaneo, la saga di Martin deve essere letta.
Il voto finale è: 8/10
Bene, questo è quanto avevo da dire! Non so dirvi se il
prossimo libro che recensirò sarà La Regina dei Draghi, quarto volumetto della
saga, o La Nave della Magia di Robin Hobb, visto che li sto leggendo
contemporaneamente e sono a metà del libro della Hobb, tra l’altro molto
apprezzata da Martin. Ma poco importa. L’importante è avanzare nella lettura e
divertirsi. Intanto, vi auguro un buon inizio di settimana, cari lettori. A’
bientot! <3