mercoledì 31 dicembre 2014

2015

E così, anche il 2014 se ne va. La cosa mi sorprende, non mi ero ancora abituata del tutto al pensiero: siamo nell'anno 2014. Sarà che questo è stato un anno particolare. A partire da aprile le cose si sono concatenate velocemente, troppo velocemente, in un modo che poteva essere migliore. Probabilmente, non mi mancherà, il 2014.

Certo, ho versato tante lacrime, ma ho anche scoperto qualcosa: il valore dell'amicizia. Non che non lo conoscessi prima. Ma quest'anno più che negli altri mi sono resa conto di quanto io abbia trovato due persone diverse da me in certi aspetti, simili in altri, ma con le quali vado d'accordo e ho un rapporto come mai mi è capitato prima, un rapporto che cresce ogni giorno grazie alle esperienze che facciamo insieme, le battute, i deliri, le cavolate, il tè, i film, i libri scambiati. Quest'amicizia mi fa pensare a un bel fiore, curato ogni giorno con amore. Beh, grazie ragazze, per aver reso questo 2014 migliore, per essere state tra quelle persone (e che persone) che ci hanno messo un po' di felicità e risate, per avermi sostenuta nella tempesta. Non vedo l'ora di ritrovarci domani pomeriggio per il nostro primo tè dell'anno. Il tè della fortuna, chissà.

Cari lettori, anche a voi auguro un felice 2015, all'insegna della gioia e dell'amore. Pur nelle difficoltà, perché quelle, non mi illudo, ci sono sempre. Un caldo abbraccio,
                     
                                                                                                                      Ko

                                             

mercoledì 3 dicembre 2014

A volte, penso che con tutte le cose che vedo sull’autobus dovrei scrivere un libro. Sono ormai più di due anni che lo prendo regolarmente, e, dato che mi piace guardare le persone, o almeno, stare attenta a ciò che mi circonda, ne ho viste. Spesso, ve le racconto qui su questo blog, altre volte le tengo per me. Come l’uomo che, notando il mio colorito pallido, mi ha detto di smetterla di stare sui libri e andare al mare, qualche mese fa.

Ieri sera, ho visto un’altra di quelle cose che non possono lasciarmi indifferenti. La verità, l’ho vista per il trambusto che ha creato, perché stavo leggendo un capitolo del Trono di Spade dopo una giornata lunga, l’ennesima giornata lunga che ti lascia affamata e con l’unica volontà di un bel letto caldo e un buon capitolo dell’uomo con il cappello da marinaio, sperando che non ammazzi nessuno. Il controllore sale, sono costretta a mollare il libro per prendere l’abbonamento e mostrarglielo. Fuori, fa freddo, dopotutto siamo ai primi giorni di dicembre. C’è chi ha già messo le decorazioni natalizie, fuori dal negozio. Tutto a sue spese, perché quest’anno ancora una volta il comune sembra aver deciso di non addobbare le strade di Sassari. Dopo aver mostrato l’abbonamento, metto tutto a posto e ricomincio a leggere di draghi e stregoni dalle labbra blu. Finché non sento il controllore dire: “Io la faccio scendere!” Alzo lo sguardo e noto che tutti sono girati verso gli ultimi tre posti, quelli isolati da tutto e da tutti che spesso sono occupati da una coppietta intenta a sbaciucchiarsi. Mi giro. E vedo un barbone dalla lunga barba grigia, gli abiti lisi, troppo grandi sul corpo ossuto. Ha la faccia di chi aveva trovato il paradiso, se lo è goduto per cinque minuti e poi è stato spedito all’inferno con un biglietto di sola andata. A gran voce, il controllore chiede all’autista di aprire la porta. Il barbone non protesta neanche. Forse, è troppo abituato ai rifiuti, agli sprezzi, per protestare. L’autista si ferma e apre la porta. Il barbone esce, senza una parola. Ma, mentre l’autobus riprende la sua corsa verso Via Saragat, intercetto il suo sguardo. Sfatto, stanco, due occhi scuri infossati nei quali al tempo stesso si mescola la rassegnazione e una sorta di muta rabbia. Verso cosa? Verso quel controllore senza cuore, che molto probabilmente ad un gruppo di Rom li avrebbe lasciati in pace mentre a lui lo ha mandato fuori senza tante cerimonie, ributtato al freddo come si porta un vecchio materasso sfondato alla discarica? Verso questa società del cavolo, che ti ruba tutto quando hai meno di niente, nella quale chi è ultimo rimane ultimo, in barba a quel che diceva colui per il quale molti si dicono cristiani e vanno in chiesa, forse quello stesso controllore lo fa? Oppure verso noi? Perché ora vi sto raccontando questo, ma la verità è che non ho mosso un dito. Continuo a ripetermi che ero stanca morta e sul momento non ho capito quel che accadeva, ma ho paura che siano solo scuse che mi sto dando per mettermi la coscienza a posto. Una signora ha detto al controllore, dopo che è finita, che glielo avrebbe pagato lei, al barbone, il biglietto, e che poteva chiedere ai passeggeri, vista la situazione. Il ligio uomo con una casa calda e accogliente l’ha semplicemente ignorata.

Siamo nel periodo natalizio, e come ogni anno questo periodo non riesce a non lasciarmi un che di amaro in bocca. Come l’inverno. Ogni anno, non posso far altro che pensare che c’è chi lo trascorre fuori, al freddo, senza la possibilità di mettersi vicino ad una stufa. Conosco un chitarrista rumeno che trascorre le sue notti, finché non lo cacciano, al triage dell’ospedale, bevendo caffè caldo con le monete che è riuscito a racimolare in giornata, grazie alle ballate che parlano dei suoi viaggi in Spagna, con i suoi amici gitani, oppure della moglie che ha lasciato in Romania. Non posso anche far altro che pensare a cosa ci sia dietro un barbone. Un uomo, un semplice uomo che un tempo è stato bambino, poi ragazzo, poi adulto. Le circostanze, poco importa quali siano state e se fosse colpa sua o no, lo hanno portato in una condizione in cui non hai niente. Immaginatevi di non avere casa, di non possedere neanche i soldi per comprarvi un panino alla Conad. E’ una povertà materiale che mi da i brividi, che abbruttisce. E il disprezzo degli altri, lo sguardo degli altri, di chi ti evita, di chi ti sbatte fuori, di chi ti sbeffeggia, perché ci sono ragazzini che se la prendono pure con i barboni, quello è una ferita nell’anima, l’ennesima, l’ultima degradazione, perché è quella che ti toglie la tua umanità spirituale. Ecco cosa ha fatto il controllore oggi, ha tolto la sua umanità ad una persona. Una persona che chissà, magari una volta, in un tempo migliore, senza quella barba e con dei bei vestiti, lo ha pure incrociato e guardato con rispetto.


Cose come quella di ieri sera mi fanno pensare che la gente non abbia cuore. Che si va sempre di più verso l’indifferenza, qualcosa che mi disturba e mi fa arrabbiare. Però, bene o male, poi c’è un qualche ricordo che mi da speranza. Proprio ieri sera, R. mi ha detto: “Ciao Ko, ci si vede domani, oggi esco prima da lezione perché sono di servizio alla mensa dei poveri”. Bravo R. Se fossimo tutti come te, molto probabilmente il mondo sarebbe migliore. Perché, tutto sommato, chi se ne frega che hai dato solo quattro esami fino ad ora. E’ quel che hai dentro, che conta, non i tuoi crediti universitari. L’umanità che ridoni alla gente comportandoti come se vestissero abiti buoni e stessero al ristorante più prestigioso del mondo, non alla mensa dei poveri.


lunedì 10 novembre 2014

Recensione libro: Il Trono di Spade-Il Regno dei Lupi

Premessa: se avete in programma di leggere Il Trono di Spade e non l’avete ancor fatto, oppure se state leggendo il primo o il secondo volumetto, oppure se non avete visto la serie tv e (cosa che vale in tutti i casi) non volete SPOILER, saltate il post.  

Buongiorno! Eccomi finalmente a recensirvi
il terzo volumetto del Trono di Spade, Il Regno dei Lupi di George R.R. Martin. Pieno di intrighi, battaglie e personaggi che ancora una volta nella serie erano i miei eroi, ma leggendo il libro perdono la mia stima. Ma andiamo con ordine, ecco a voi la trama:

Nei cieli, compare una cometa del colore del sangue. C’è chi, alla corte di Approdo del Re, lo interpreta come un segno di buon auspicio per l’ascesa al Trono di Spade del crudele re ragazzino Joffrey Baratheon, primo del suo nome, dato che tra i colori della casata di sua madre Cersei Lannister c’è il porpora. Chi, invece, nell’impervia isola della Roccia del Drago, dove lo zio di Joffrey, Stannis Baratheon, si è stabilito e ha rivendicato per lui il titolo di legittimo re in quanto Joffrey è frutto di un incesto, lo interpreta come il fiammeggiante simbolo del Signore della Luce, soprattutto dopo che buona parte dei suoi uomini si sono convertiti al suo credo e dopo la venuta al fianco di Stannis di una misteriosa e potente sacerdotessa rossa, Melisandre di Asshai delle Ombre. Nel Nord, dove Robb Stark, figlio del defunto Eddard, si da il titolo di Re del Nord, si dice che l’astro sia del colore del sangue sparso dalle battaglie del Giovane Lupo contro i Lannister. Oltre il Mare Stretto, invece, la giovane Daenerys Targaryen, Madre dei Draghi Drogon, Viserion e Rhaegal, è forse l’unica ad avere ragione sul significato della Cometa: i draghi si sono risvegliati, l’ora che riprenda il suo posto in quanto legittima erede del Trono di Spade è vicina. Eppure, ora che ha perso il marito Khal Drogo e che il suo khalasar l’ha abbandonata, riuscirà a sopravvivere allo spietato Mare Dothraki e al suo clima impervio?
Al di là delle speculazioni sulla Cometa di Sangue, altri personaggi tessono trame ed intrighi complicati. Un altro personaggio, come per capriccio, si dichiara anch’egli re: Renly Baratheon, minore dei fratelli del defunto Robert, poiché sa bene che Stannis non è amato. Tyrion Lannister, il Folletto, arriva ad Approdo del re in quanto Primo Cavaliere e subito si da da fare...a modo suo, ovviante. E all’estremo nord, Jon Snow segue il lord comandante dei Guardiani della Notte, Jeor Mormont, in una spedizione oltre la Barriera, nella terra dei Bruti, per capire da dove vengano e cosa siano le misteriose creature morte che camminano. Un’oscura e antica minaccia alla quale nessuno da veramente importanza, pronta a calare sui Sette Regni ora che la Lunga Estate si sta ufficialmente concludendo e che l’inverno si appresta ad arrivare...

Uff, ecco qui, in sintesi, la trama. Mano a mano che passano i libri sta diventando sempre più lunga, piena di nomi e di sotterfugi per non rivelare informazioni vitali che capitano nel libro. Un libro nel quale le cose si muovono a volte rapidamente, a volte più lentamente, e nel quale devo criticare una cosa in particolare, ma credo e spero che sia dovuta all’assurda scelta di tagliarlo in due, frase che, me ne rendo conto, in pagine nelle quali il sangue scorre ogni dieci pagine per volume quadrato suona molto male. Ritornando alla critica, alcuni personaggi praticamente non appaiono, ed è un peccato, perché questo da un senso di incompletezza. Mi riferisco in particolare a Daenerys e Jon Snow, che in 482 pagine avranno al massimo tre capitoli a testa dedicati a loro. Sarà anche che sono due dei personaggi che preferisco, Dany perché è una paladina della giustizia fuori dal comune, faccio il tifo per lei per sedere sul Trono di Spade e soprattutto ha tre draghetti (<3 _ <3 ), Jon perché l’oltre la Barriera è particolarmente intrigante, spero che un giorno o l’altro George Martin faccia saltare fuori qualche misterioso Figlio della Foresta, e gli Estranei aggiungono toni horror alla saga ogni volta che appaiono. Spero che vedremo di più questi personaggi ne La Regina dei Draghi, il cui titolo sembra promettente da questo punto di vista. Più draghi per tutti!



Un altro personaggio intrigante ma che praticamente non appare è una nuova conoscenza: ser Davos Seaworth, il Cavaliere delle Cipolle. Per presentarvelo, vi metto la sua storia.

“Maestro Cressen ricordava bene il giorno in cui Davos era stato creato cavaliere, poco dopo l’assedio di Capo Tempesta. Lord Stannis e una piccola guarnigione avevano resistito nel castello per quasi un anno, combattendo contro gli eserciti congiunti di lord Tyrell e di lord Redwyne. Perfino dal mare erano stati isolati, controllato com’era giorno e notte dalle galee di Lord Redwyne che issavano i vessilli color porpora di Arbor.Tra le mura di Capo Tempesta, i cavalli erano stati mangiati da un pezzo, cani e gatti erano scomparsi e la guarnigione era ridotta a cibarsi di radici e di ratti. Poi, in una notte di luna nuova, le stelle nascoste da nubi oscure, Davos il contrabbandiere aveva sfidato, con il favore delle tenebre, il blocco delle navi ostili di Redwyne e le insidiose rocce del golfo dei Naufraghi. Il suo piccolo vascello aveva scafo nero, vele nere, remi neri e la stiva strapiena di cipolle e di pesce salato. Poco, certo, eppure sufficiente per permettere a Eddard Stark di raggiungere Capo Tempesta e di spezzare l’Assedio.
Lord Stannis aveva ricompensato Davos concedendogli buone terre su Capo Furore, un piccolo castello e gli onori di cavaliere...ma aveva anche decretato che Davos perdesse una falange di ciascun dito della mano sinistra, come punizione per tutti i suoi anni di contrabbandiere. Davos si era sottomesso, ma solo a condizione che fosse Stannis in persona a impugnare la lama: non avrebbe accettato una simile punizione da mano meno nobile. Il lord aveva usato una mannaia da macellaio, in modo che il taglio fosse preciso e netto. In seguito, per la sua nuova casata, Davos aveva scelto il nome Seaworth, Degno del mare. Il suo vessillo era una nave nera su sfondo grigio, con una cipolla sulle vele. Il contrabbandiere di un tempo andava orgoglioso di poter affermare che lord Stannis in fondo gli aveva fatto un piacere: quattro unghie in meno da pulire e da tagliare.”

Aggiungo che le falangi staccate le tiene in una sacchetta di cuoio appesa al suo collo. Quello che mi è piaciuto di lui è che è il ribelle della situazione, nonostante sia comunque fedele al suo re. E poi, credo che lo abbiate ormai indovinato: ho un debole per pirati o ex pirati.

Eccezionalmente, non muore nessuno di importante. Quindi, salto la rubrica MORTI STECCHITI DALLO SCRITTORE SADICO. Ma, se vi posso anticipare qualcosa, perché sono già andata avanti con la lettura del prossimo libro...la cosa non durerà.

Come anticipato, c’è chi tra i personaggi si mantiene nella mia stima, chi invece sale e chi scende. Tyrion Lannister continua ad essere uno dei miei preferiti, in particolare ora che dispensa giustizia. Sembra quasi un supereroe, e l’eunuco Varys, detto anche Ragno Tessitore, è come Robin per Batman. Anche se è altrettanto furbo e subdolo. Ma i loro dialoghi insieme sono delle perle.

“<La sai una cosa, lord Varys?> Tyrion lasciò che l’eunuco lo aiutasse a montare in sella. <Certe volte, ti vedo come il mio migliore amico in tutta Approdo del Re. Altre volte, credo che tu sia il mio peggior nemico.>
<Ma che stranezza, mio lord. Anch’io penso esattamente la stessa cosa di te.>”

Un personaggio che, invece, sale un po’, ma giusto un po’, nella mia stima, è Sansa Stark. Sempre sottomessa, o almeno, così pare, però qualcosa si muove, anche se continua a credere che alcune cose sono come nelle ballate che tanto ama. Anche lei, tuttavia, non appare molto, il che ha dato luogo ad un episodio: leggo un pezzo in cui incontra un dato personaggio, e penso “Un attimo. Chi sei tu? Dove ho già letto il tuo nome? Perché sei qui? Perché sei in questa condizione?” Sono dovuta tornare indietro di 235 pagine. Duecentotrentacinque! E se mi perdo adesso con i nomi...non voglio immaginare cosa capiterà quando sarò al quarto libro.

Robb Stark, invece, perde molti punti. Mi sembra un ragazzino pieno di se perché gli hanno affibbiato una corona in testa e un titolo che non esisteva più da 300 anni, ma che alla minima difficoltà si rende conto che non è maturo per esercitare il potere. Questo lo innervosisce e compie le scelte sbagliate. Ora, va bene, vince tutte le battaglie, ma se in ‘politica interna’ seguisse il consiglio di sua madre e non la scacciasse per un’inutile missione diplomatica solo perché non vuole che si dica: ‘’Guarda, il Re del Nord fa tutto quello che gli dice la sua mammina’’, sarebbe molto più saggio. Mi aveva già dato quest’impressione alla fine di Il Grande Inverno, ora la rafforza.

Infine, volevo concludere parlando di Arya e Bran Stark. Arya ormai segue gli avvenimenti dal punto di vista del ‘popolo’. E che dire, la piccola di casa Stark, mano a mano che prosegue la narrazione, diventa sempre più inquietante. Fa fuori un po’ di gente e incontra un personaggio secondario che ruba la scena a molti, tranne lei: Jaqen H’ghar, misterioso assassino della città libera di Lorath, che parla in terza persona di se stesso e che sembra quasi uno spirito a metà tra il maligno e il benevolo. Un inaspettato alleato di classe che non vedo l’ora di rincontrare. 



Bran, invece, è uno dei pochi elementi di magia vera e propria della saga, in particolare a partire da questo libro. Il fatto che sia altrettanto inquietante di sua sorella è che ha un rapporto con la natura, i sogni e le visione che mette i brividi. C’è un passaggio in cui sogna di essere il suo meta-lupo, Estate, ed è descritto con tanta dovizia di particolari, come se fosse realmente una belva chiusa in un parco di notte, che mi ha fatto quasi paura. Finalmente, ne sapremo un po’ di più sul perché di questo suo misterioso rapporto, ed è una delle cose che mi incuriosiscono di più di lui. Spesso, nelle pagine Facebook dedicate a GoT, vedo scritto che lui e suo fratello Rickon sono i personaggi più inutili della saga. Secondo me, almeno per quanto riguarda Bran (Rickon è un personaggio di contorno che, a mio parere, serve a far risaltare la saggezza di Bran, un po’ come l’amorfismo di  Ismene serve a far risaltare la tenacia di Antigone nella tragedia), è utile in quanto dona un tocco di ulteriore mistero alla saga, indagando un territorio, quello della magia naturale, che altrimenti sarebbe totalmente ignorato. La magia c’è anche con Melisandre di Asshai, ma nella sua forma divina. Insomma, il succo del discorso è che Bran è un personaggio utile!

Differenze dal libro alla serie: me ne sono saltate due agli occhi: la prima è che Doreah, una delle serve di Daenerys, quella che mi stava simpatica perché non ripeteva a pappardella tutte le superstizioni del mondo, muore. Ci sono rimasta male, non me lo aspettavo. La seconda è che due personaggi che nella serie vengono introdotti a partire dalla terza stagione, che sarebbe la prima parte del terzo librone, invece appaiono qui: si tratta di Jojen e Meera Reed, che aiuteranno Bran a capire ciò che lui è in realtà.

Lo stile di Martin è sempre lo stesso, camaleontico, cambia a seconda dei personaggi, più solenne quando si parla di Daenerys o Catelyn Stark, più giocoso quando si parla per esempio di Tyrion. Una scelta che mi piace, poiché è piuttosto originale ed esalta la personalità dei personaggi. Uno stile che, in certi momenti, non lesina sui dettagli cruenti e le descrizioni macabre, mostrando il meglio e il peggio degli uomini. L’unica cosa che gli critico è il fatto che, al tempo stesso, è proprio una delle cose che fanno si che il libro non mi prenda particolarmente. Insomma, dipende dai capitoli. Inoltre, è anche per questo che giudico il Trono di Spade una lettura piuttosto impegnativa. Vi giuro, ci sono giorni in cui sono stanca dall’università e non riesco neanche ad aprilo in autobus, me ne rimango imbambolata davanti alla finestra a guardare i pali della luce che mi passano davanti. Ebbene, di solito non faccio così. Il problema è che immaginarmi a leggere questo libro senza essere nel mio letto al calduccio mi stanca ancor di più...insomma, deve esserci calma e una buona dose di sonno arretrato recuperato. Ciò non toglie che, se si vuole avere una buona cultura del fantasy contemporaneo, la saga di Martin deve essere letta.

Il voto finale è: 8/10

Bene, questo è quanto avevo da dire! Non so dirvi se il prossimo libro che recensirò sarà La Regina dei Draghi, quarto volumetto della saga, o La Nave della Magia di Robin Hobb, visto che li sto leggendo contemporaneamente e sono a metà del libro della Hobb, tra l’altro molto apprezzata da Martin. Ma poco importa. L’importante è avanzare nella lettura e divertirsi. Intanto, vi auguro un buon inizio di settimana, cari lettori. A’ bientot! <3



lunedì 3 novembre 2014

Buongiorno, cari lettori. Sono mancata per un po’, lo so. E devo anche ammettere che il mio ultimo post non è stato il migliore che io abbia mai scritto. Mi scuso, ma avevo bisogno di sfogo. Molto probabilmente non è stato il miglior modo di farlo, così, in pubblico, ma ormai è fatta, so che il messaggio è stato ricevuto e mi è stato anche risposto con poco tatto, tanto che le mie amiche hanno pensato bene di intasarmi la bacheca di Facebook pur di non farmi vedere il post incriminato...ma ormai, è fatta. Il passato non si può cambiare, e per quel che mi riguarda ho accettato la risposta con una scrollata di spalle.

Che dire. La mia vita procede come quella di una normale ragazza di 22 anni. Anche se ultimamente mi sto reputando uno strano incrocio tra una metallara e una nerd, nonostante non ami molto le etichette. Tutti i giorni ho lezioni che terminano tardi, alcune interessanti, altre un po’ meno. In particolare, quest’anno mi piacciono Antropologia Culturale ed Etnologia, Etruscologia e Antichità Italiche, e Letteratura Italiana. Ed è soprattutto grazie ai professori che li tengono. In realtà, in Antropologia ne ho due, due donne, una piuttosto anziana con una vocina così sottile che le ho chiesto se cortesemente mi lasciava mettere il registratore sulla cattedra, e una giovane che ha conquistato il cuore di tutti i miei colleghi maschi (e anche di molte donne). Il perché? Beh, diciamo che è grazie al suo linguaggio colorito. Una professoressa che prima spiega che quello che vuole un uomo da una donna in camera da letto è condizionato dai filmini porno che guardava da adolescente e poi chiede preoccupata se in classe c’è un sacerdote, perché una volta un suo allievo lo era e arrivati a quel punto della sua spiegazione è scappato a gambe levate, non può che suscitare il riso. Ovviamente, si parla anche di cose serie, come il modo in cui ci creiamo una sorta di microcosmo culturale tutto per noi oppure il lavoro del grande studioso Franz Boas, del quale avevo letto un libro sul linguaggio dei nativi americani qualche anno fa. La prima cosa che mi ha colpito del professore di Etruscologia, invece, è stata la sua vaga somiglianza a Babbo Natale. La seconda, il suo accento laziale. La terza, il fatto che anche lui, in quanto a linguaggio, non scherza. Diciamo che è un Babbo Natale che non disdegna le parolacce. Il mio professore di Letteratura Italiana, invece, mi piace per il modo in cui spiega. Purtroppo, non ho avuto la fortuna di fare molto bene questa parte del programma alla superiori, e così mi sta sembrando di riscoprire Dante. Non vedo l’ora di cominciare il Canzoniere di Petrarca, che tra l’altro ho trovato per tre euro e cinquanta in una bellissima edizione del 1969 con la copertina in pelle bianca decorata con fregi dorati della Fabbri Editori. Amo la piccola libreria di libri usati nella quale l’ho comprata. Si trova in una stradina del centro storico di Sassari, e ci si può trovare di tutto, dai manuali sulle erbe aromatiche ai saggi sul nazismo in Europa del Nord, dai libri di pirati a quelli della Harmony. Un Natale ci ho anche trovato un libro in francese per mio padre e Balla coi Lupi per mia madre. Edizione scolastica, con le domande per vedere se aveva capito bene ciò che aveva appena letto. Per il resto, l’università va bene, anche se gli esami da dare sono praticamente il doppio rispetto all’anno scorso. Ma sono confidente nelle mie capacità. Se ce l’ho fatta l’anno scorso, ora che ho capito bene il sistema e il come studiare sarà tutto più facile, no?



Mi ritrovo ancora a parlare di libri! Sto finendo Il Regno dei Lupi di George Martin e tra poco ve ne posterò la recensione. Martin si sta rivelando un autore davvero impegnativo. Non che non mi piaccia, Tyrion Lannister rimane il più bel personaggio che io abbia mai incontrato, e Arya e Bran stanno diventando sempre più inquietanti. Però, non mi prende in modo particolare. Quindi, anche perché ero molto curiosa, ho cominciato a leggere al tempo stesso un’altra saga, quella dei Mercanti di Borgo Mago di Robin Hobb, tra l’altro molto apprezzata dallo stesso Martin. Nel weekend, sono capace di leggere 100 pagine della Hobb e solo 40 di Martin. Sarà anche perché mi sono innamorata... Lui è un pirata, è subdolo e ambizioso come Jack Sparrow ma non gesticola come lui. Si chiama Kennit, e io e la mia amica Chris ce lo dovremo dividere. Scherzo, ma solo in parte: Kennit è veramente fantastico. Insomma, il fantasy è il genere di libri che sto leggendo ultimamente. Un’overdose,  lo ammetto, e il bello è che non è finita qui! Tra i miei prossimi progetti di lettura, tra taaanto tempo, ci sono anche le Cronache di Terramare di Ursula K. Le Guin (8 volumi), Il Canto della Rivolta di Suzanne Collins, La Vera Storia di Capitan Uncino di Pier Domenico Baccalario e Il Ragazzo dei Mondi Infiniti di Neil Gaiman e Michael Reaves. Dopo, credo che mi farò una bella cura di libri ambientati nel mondo reale e in francese. Se sopravvivo, ovviamente. E se nel frattempo George Martin non avrà pubblicato il sesto volume del Trono di Spade. Non si sa mai, con quell’uomo dal berretto da marinaio. Aver letto che non esclude un ottavo volume perché la storia è complicata e comincia a non capirci niente neanche lui mi ha dato un brivido di terrore.

Un’altra cosa che mi sta appassionando ultimamente è Star Wars. Quest’estate, con mio padre,ne abbiamo comprato tutti e sei i film. E che dire...mi piace. E tanto. Il mondo creato da George Lucas è semplicemente affascinante. Preferisco i film più recenti a quelli più vecchi, è come se fossero più completi, più articolati nella trama e nell’ambientazione. Obi-Wan Kenobi è l’incarnazione della saggezza, insieme a Yoda, ovviamente, ma anche Anakin Skywalker, il futuro Darth Vader, fa la sua figura. Lo odi e lo ami al tempo stesso. E la ragione per la quale passa al lato oscuro è romantica. Sembra un personaggio romantico, in effetti, di quelli che trovi nei romanzi di Charlotte o Emily Bronte. Perseguendo il suo obiettivo, cercando di amare, non fa altro che autodistruggersi. Il personaggio che mi piace di meno, invece è Padme Amidala. Nella Minaccia Fantasma, è una donna forte e coraggiosa, capace di imbracciare una pistola per difendere il suo pianeta. Poi, dal secondo episodio in poi si trasforma in una creaturina lacrimosa che altro non sa dire se non ‘Oh Anakin, cosa ti succede’. Aho, tuo marito sta passando al lato oscuro, io telespettatrice noto i suoi cambiamenti fisici dalla tv, tu ce l’hai davanti in carne ed ossa, possibile che non te ne accorgi?? Vabbeh, in questo caso George Lucas poteva fare di meglio. Ora ho cominciato a guardare, su Youtube, la prima stagione della serie di cartoni animati The Clone Wars, e ovviamente aspetto l’episodio VII diretto da J.J. Abrahams che stanno girando in questi giorni e che uscirà l’anno prossimo a dicembre. Ho anche appassionato le mie amiche, e Chris, da un viaggio che ha fatto a Cracovia, mi ha riportato questa spilla. L’ho attaccata al giubbotto. E fa una certa figura con la treccina da padawan jedi che mi faccio da qualche tempo. Mi hanno già detto, per la strada, ‘che la Forza sia con te’. 



I miei gatti stanno bene. Si stanno facendo le riserve di grasso per l’inverno, come se ne avessero bisogno, visto che hanno una casa calda e si possono addormentare vicino alla stufa. Zoe è la solita fotomodella. Gin caccia tutto ciò che si muove. Max si diverte ad arrivare correndo in camera mia, saltare sulla mia scrivania, chiacchierare con me (“Mreow!” “Meuuu” “Rueeeow!!”) e poi giocare a nascondino dietro le tende della mia finestra. Chassy, invece, viene per mangiare e poi va via a cercare gatte. Una classica vita da felini domestici, insomma.




Bene, ora vi lascio. Questo blog mi manca...spero di riuscire ad essere più presente prossimamente. Intanto, baci a tutti. E spero che questa canzone della bravissima violinista Lindsey Stirling (quella ragazza balla e suona al tempo stesso, incredibile!) e Peter Hollens, tratta dal videogioco Skyrim, vi piaccia. Ciao ciao. 


venerdì 17 ottobre 2014

A F.

"Non ti meritava."
"Era troppo immaturo."

Due frasi a caso, tra quelle che mi sono state dette negli ultimi cinque mesi.

Che noiosa che sono, sempre a parlare di questo argomento. Ma oggi ci ritorno. Per l'ultima volta.

Quelle frasi, per un certo tempo, non le ho ritenute vere. No, non avevano capito, solo io avevo capito quanto valevi. Mi davo tante scuse. E' colpa mia se è andato tutto a rotoli, non avrei dovuto sbatterti quella porta in faccia, prendere l'ascensore sperando che tu la riaprissi, uscire guardandomi per l'ultima volta nello specchio del'atrio, quello specchio che tanto spesso ci aveva visti insieme, e andare da mia nonna trattenendo la rabbia per il tuo cinismo e la tua freddezza. Perché scusa, ma dirmi che mi capisci nella mia sofferenza e che sei stato anche peggio di me dopo due settimane che  non dormo, non mangio, non faccio altro che piangere e sto dimagrendo ad occhio è cinismo. Ma tanto tu hai sempre sofferto di più degli altri. Non sei disposto ad accettare che ci sono situazioni in cui magari è meglio mettere da parte il proprio dolore e non dirle, certe cose, perché feriscono ancora di più. Io, con te, non l'ho mai fatto. O forse, quella piccola confessione che ti feci una volta lo era. Ma non ero certo intenzionata a ferirti, solo a dirti veramente quello che avevo provato.

Per un po', sono stata con questa colpevolezza e al tempo stesso con il rancore, perché non mi contattavi neanche per chiedermi perdono, quando io quante volte lo avevo fatto? Dal tuo profilo facebook sembrava che tutto procedesse normalmente. Finché, un giorno non scoppio e scrivo qui ciò che provo. E lì, mi contatti. E ci scriviamo. E ci spieghiamo. E mi sembra che tu stia peggio di me. Ma cerco di essere forte e comprensiva, hai bisogno di tempo, certo, ma quando avrai le tue risposte, le voglio. Va avanti per due mesi. E poi, di nuovo. La solita incomprensione. La solita frasetta che rovina tutto. Da come ho reagito, immagino che ora pensi che il mio obiettivo fosse quello. Ma mi chiedo, se io amo qualcuno, il mio fine ultimo, il mio ultimo sogno, non è proprio quello di essere amata a mia volta da quella persona? Io, quel fine, lo mettevo da parte il più possibile. Quel giorno, volevo soltanto vederti, punto. E il fatto che tu mi abbia detto quella frase, che tu abbia pensato che il mio fine era un altro, mi ha solo ferita di nuovo. Quella rabbia non è passata del tutto. Non ancora. Eppure, ho continuato a sperare. Sperare che di nuovo mi contattassi. Dopotutto, io lo avevo fatto così tante volte. Un po' di volontà, di coraggio da parte tua li volevo. Ma niente. Ho passato il mio compleanno sola come un cane, a fare la spola tra l'ospedale, con mia madre ricoverata, e la casa, perché non volevo festeggiarlo. Ho mangiato una torta che aveva un sapore che più chimico di così non si può. E ho aspettato un segno. Almeno quel giorno. Ma nulla è arrivato. Nessun messaggio. Nessun augurio. Grazie tante, pensavo che avresti colto l'occasione, che avresti osato. E invece no. Sai cosa? Nonostante tutto, avevo pensato di farti gli auguri, al tuo, di prenderti una regalo e lasciartelo sotto casa. Sono così stupida e romantica. Ma non l'ho fatto, visto che tu non ti sei degnato di fare niente. E non sono l'unica che ci è rimasta male.

E ora questa foto del profilo, che ogni volta che sei on-line, vedo. Non c'è lo stato. Ma sai, mi ha comunque fatto riflettere. Tu e lei, con i visi così vicini sul prato dei giardini. Complimenti. Ti ricordi quando ti dicevo che non ero gelosa, nonostante tutte le ragazze che avevi come amiche? Non sono gelosa di natura, io, anzi, penso che chi lo è deve soffrire molto. Ma quando l'ho vista sono stata gelosa. Come se tutta la gelosia che non ho mai provato mi si fosse riversata addosso di botto. Gelosa di lei.

Pensavo che, dopo quasi un anno e mezzo passato insieme, saresti stato un po' più sincero con me. Come ti ho capito quando mi hai detto che non eri sicuro di te stesso, ti avrei anche capito se mi avessi detto che ti eri innamorato di un'altra. Oh, ma lei sarà perfetta per te, molto più di me, eh? Suonate insieme alla stazione, e tutte le altre cose...si si, perfetta, assolutamente.

La gente aveva ragione. Mia madre aveva ragione. Non mi meritavi. Ho sprecato tempo con te. Ho sprecato tante cose che avrei potuto dedicare in altro. Sono stata cieca, ma ora ho gli occhi aperti. Sei immaturo. Egoista. Concentrato su te stesso e basta. Non meriti neanche che ti guardi in faccia, come ho fatto per un istante quella volta che ti ho visto alla fermata (con lei, così vicini, ancora una volta, su quell'aiuola che tanti dei nostri baci aveva visto) e sei scappato in due secondi. E ora eliminami pure dagli amici. Non meriti neanche che io torni sul tuo profilo. Non me ne frega niente. Arrivederci a mai più, F.



lunedì 8 settembre 2014

Recensione libro: Il Trono di Spade-Il Grande Inverno

Premessa: se avete in programma di leggere Il Trono di Spade e non l’avete ancor fatto, oppure se state leggendo il primo volumetto, oppure se non avete visto la serie tv e (cosa che vale in tutti i casi) non volete SPOILER, saltate il post.  

Dunque, eccomi qui a recensirvi il secondo volumetto delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco di George R.R. Martin. E che dirvi: mi è piaciuto molto di più del precedente! Finalmente, arriva l’azione, e che azione! Ma procediamo con ordine.

Ad Approdo del re, Ned Stark si ritrova sempre più invischiato in una storia di tradimento molto più grande di lui, e ad affrontare una prova mortale che metterebbe a rischio il suo stesso onore. C’entrano i Lannister, ovviamente, e in particolare la regina Cersei. Cosa farà, nel momento in cui verrà a conoscenza della verità che è costata la vita a Jon Arryn?
Al Nido dell’Aquila, Tyrion Lannister, prigioniero di Catelyn Stark, attende di essere giudicato. Nonostante la sua lingua tagliente, riuscirà stavolta il Folletto a cavarsela?
Alla Barriera, Jon Snow presta il suo giuramento ai confratelli dei Guardiani della Notte. Tuttavia, anche lui sarà messo alla prova, nonostante scoprirà che c’è chi ha affrontato dilemmi grandi quanto i suoi, lì, e non una sola volta. Ed intanto, l’antica e leggendaria minaccia degli Estranei sembra farsi sempre più reale.
Al di là del mare, Daenerys Targaryen porta in grembo il figlio di Khal Drogo, mentre il fratello Viserys diventa sempre più irrequieto, e i Dothraki sopportano il Re Mendicante di meno ogni giorno che passa.
Tutto questo mentre il caos comincia ad invadere i Sette Regni, e un vento di guerra comincia ad innalzarsi su di loro.

Come dicevo, e come spero di essere riuscita a rendere da questa breve sintesi della trama, finalmente azione! Il vento di guerra si leva eccome, ecco il primo pezzo di battaglia e le prime morti (sigh!). Eh si, perché George comincia a mostrare il suo estro sanguinario, la sua fantasia nell’uccidere personaggi che non importa quanto il suo pubblico di lettori li ami o il ruolo che essi hanno nella storia, lui lo fa e basta. Il che, diciamolo, sfoltisce anche l’esercito che si è costruito (l’indice dei nomi è di 18 pagine, per il momento), ma solo per la durata di un libro. Quindi, MORTI STECCHITI DALLO SCRITTORE SADICO:

Baratheon: 1
Stark: 1
Lannister: 0
Tully: 0
Targaryen: 2+1 parente acquisito (conto anche Raego e Drogo perché sono troppo sentimentale D’:)
Guardiani della Notte importanti: ? (Benjen Stark è morto o scomparso?)

Morti che a volte sei pure contenta che accadano, altre un po’ meno. Devo ammettere che, quando ho visto la serie tv, ci sono rimasta molto male per Ned. Stavolta, invece, la cosa mi ha fatto soltanto scuotere le spalle. Perché? Semplicemente perché Ned è troppo buono. Troppo onorevole, troppo poco scaltro per la corte di intrighi che si ritrova a governare. Petyr Baelish gli ripete tante volte di non fidarsi di lui e lui si fida. Non si vede arrivare la trave nell’occhio. Quindi, nonostante ammetto che fosse un grande tra tutti quei corrotti, penso che un poco si sia meritato la fine che ha fatto.
Il suo aguzzino, Joffrey, mi sta sempre più antipatico. Si mostra sadico, spietato, un vero cattivo che ama giocare con la gente e il sangue. Mi fa pensare lui, ad un Mastino, come chiama la sua guardia personale Sandor Clegane. Il quale mostra in questo libro di avere, oltre la scorza dura di uomo maltrattato dalla vita e dal fratello, un cuore. Piuttosto sorprendente, visto che sembra prendere sotto la sua ala protettiva Sansa Stark, prima la solita oca accanto al suo principe, poi, dopo la morte del padre, all’improvviso un poco più cresciuta e anche vendicativa. Vediamo se continua così, la figlia più grande degli Stark.
Per quanto riguarda Arya, beh...io la adoro. Mi fa ridere, ha sempre la risposta pronta, ma sa anche agire in modo spietato con il suo Ago. A proposito, vi posto uno dei passaggi migliori che la riguardano e che mi ha fatta morire dal ridere.

“Fai pure, insultami quanto vuoi” ribatté Sansa con aria di superiorità. “Vedremo se oserai farlo quando sarò sposata a Joffrey. Ti costringerò a farmi inchini e a chiamarmi ‘maestà’.” Lanciò un grido quando Arya le tirò contro l’arancia, che la centrò in mezzo alla fronte con un suono liquido e le ricadde in grembo.“Sembra che tu abbia succo d’arancia spiaccicato sulla faccia, maestà” disse Arya.

Jon, invece, comincia a comportarsi un poco da bambino. Mi sembra uno di quei ragazzini che si sentono troppo superiori per essere capiti e continuano a dire: “Il mondo non mi capisce!” Tuttavia, può anche avere un cuore, come quando chiede a Maestro Aemon di prendere come suo assistente Samwell Tarly, il quale mi sembra avere molto più sale in zucca di lui. E’ buono quanto Eddard Stark, però è talmente tenero che non riesco a non sciogliermi quando appare questo obeso ragazzo mandato a forza alla Barriera. Un pezzo molto bello che li riguarda entrambi, è il giuramento dei Guardiani della Notte:

“Udite le mie parole, siate testimoni del mio giuramento. Cala la notte e la mia guardia ha inizio. Non si concluderà fino alla mia morte. Io non avrò moglie, non possiederò terra, non sarò padre di figli. Non porterò corona e non vorrò gloria. Io vivrò al mio posto e al mio posto morirò. Io sono la spada nelle tenebre. Io sono la sentinella che veglia sul muro. Io sono il fuoco che arde contro il freddo, la luce che porta l’alba, il corno che risveglia i dormienti, lo scudo che veglia sui domini degli uomini. Io consacro la mia vita e il mio onore ai Guardiani della Notte. Per questa e per tutte le notti a venire.”

Tyrion rimane uno dei migliori. Tra l’altro, in questo romanzo incontriamo suo padre, il ricchissimo e nobile Tywin Lannister. Che vi posso dire, sono due personaggi agli antipodi, padre alto ed elegante, figlio nano ed altrettante elegante, certo, sono che non è rigido come se gli avessero messo una scopa...da qualche parte. Ma le battutacce se le mandano eccome, quindi lo scontro finisce 1-1.

Un altro pezzo nel mondo di Westeros che mi è piaciuto molto, anzi mi ha affascinata, è quello in cui Maestro Luwin parla a Bran Stark dei Figli della Foresta. Uomini di piccola statura, scuri e belli, che si vestivano di foglie e corteccia e adoravano gli alberi-diga. Sono scomparsi da secoli, dicono. Ma Osha, la donna dei bruti prigioniera a Grande Inverno, continua a ripetere per tutto il pezzo: “Esistono ancora. Le cose sono diverse oltre la Barriera.” Il che mi fa sperare che il caro George Martin un giorno o l’altro ci faccia scoprire questo affascinante popolo che sembra un misto di Indiani d’America e Celti.

Infine, Daenerys cresce. La sua evoluzione è lenta e graduale, ma alla fine, nell’ultimo bellissimo capitolo, è una vera donna e regina. Faccio il tifo perché alla fine della saga ci si sieda lei, sul Trono di Spade. Dopotutto, è lei la legittima proprietaria di quella scomoda sedia, ora. La storia tra lei e Khal Drogo si fa più intensa, e tra i due, oltre il matrimonio combinato, sboccia un amore fatto di reciproca ammirazione e anche passione. Un peccato che George Martin sia così crudele, anche perché Drogo mi piaceva, sarà pure un barbaro, ma dall’altra parte quella sua durezza aveva qualcosa di epico. E la sua morte ci regala un’altra perla che mi ha commossa tantissimo (lacrimuccia):

“Quando il sole sorgerà ad occidente e tramonterà ad oriente” (...) “Quando i mari si seccheranno e le montagne voleranno via nel vento come foglie morte. Quando il mio grembo sarà di nuovo fecondo e io darò vita ad un figlio vivo. Allora, e solo allora, non prima, tu farai ritorno, mio sole-e-stelle.”

Sullo stile, ho da dire che una cosa che mi piace molto di Martin è che questo sembra cambiare a seconda dei personaggi dal cui punto di vista sono i capitoli. Per alcuni, come Daenerys o Sansa, è più aulico, più solenne, per altri, come Arya o Tyrion, è più direi giocherellone, come se si sfogasse lanciando frecciatine (in particolare con Tyrion). Per altri ancora, come nei capitoli riguardanti Catelyn o Jon, il linguaggio è secco e incisivo, di persone dure che affrontano situazioni dure, la guerra, il lutto, il freddo.

Ecco, questo è quanto avevo da dire su questo secondo volume. Ora mi offrirò una pausa leggendo qualche avventura di Asterix e Obelix, poi comincerò il secondo volumone. Ne approfitto per dirvi una cosa: sono molto impegnata con lo studio, e questo a tempo indeterminato. Quindi, mi scuso se non farò post legati a premi (Anto, grazie di cuore, scusa ancora), per esempio, oppure se pubblicherò a date molto lontane l’una dall’altra. Ma ho davvero bisogno di studiare e posso darmi il lusso di leggere per pochi minuti al giorno, poi solitamente crollo addormentata, e anche scrivere un post mi prende come minimo un’ora. Spero di esserci il più presto possibile. Nel frattempo, godetevi queste immagini che secondo me ci stanno bene con il libro:




E infine, il voto:

9/10

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A presto, spero! Vi abbraccio tutti, cari Followers.

mercoledì 27 agosto 2014

La Bastida di Sorres: Tre giorni di guerra, nuovi incontri e...Medioevo!

(Beh, per l’esattezza noi ci siamo stati due giorni...ma questa è un’altra storia!)

Buondì! Oggi, vi racconto della manifestazione a cui ho assistito in questi giorni insieme alle mie amiche Cris ed E, al mio amico F, e alla madre di Cris, che gentilmente ci ha accompagnati. Si tratta della Bastida di Sorres, la rievocazione di un fatto d’arme avvenuto nel 1334, quando i Doria riconquistarono agli Aragonesi la città fortificata di Sorres, importante anche come sede vescovile con il monastero di San Pietro.
 
E, insieme alla rievocazione, siamo finiti...in un accampamento medievale del XIV secolo! E questa è stata una vera e propria sorpresa. Perché si, sapevamo che ci sarebbe stato, ma non così completo, ricco di vita e di persone abbigliate con vestiti d’epoca e banchi con praticamente tutti gli oggetti della vita di allora, con persone che ti spiegano qualunque cosa.


Il primo giorno, siamo anche andati a visitare il nuraghe di Santu Antine, uno dei più importanti dell’isola, ricco di particolarità che solo lui possiede...


...e la mia testa se ne ricorda, si, anche perché ad un certo punto e io e Cris ci siamo infilate in un buio e stretto corridoio che porta ad un pozzo sacro e io ho sbattuto la testa sull'unica sporgenza, ovviamente. Un male cane. E una piccola bozza, per fortuna coperta dai miei capelli. A parte questo, davvero, questo nuraghe è stupendo, si trova in una valle sul comune di Torralba chiamata anche Valle dei Nuraghe perché ve ne sono stati costruiti ben trenta.  Se fate un giro in Sardegna venite a visitarlo!





Dopo la visita al nuraghe, siamo quindi andati a Borutta, il comune nel quale si svolgeva la rievocazione. Appena arrivati, mi è scappata da ridere, a vedere tutte quelle persone in costume. E mi sono messa anche un poco ad invidiarle...


All’inizio non sapevamo dove guardare, talmente tante cose c’erano. Il nostro occhio era già caduto sulle spade, e, un po’ timidamente, abbiamo cominciato a prenderle in mano. Poi, però, abbiamo cominciato a girare con ordine, e siamo capitate nella tenda dello Scriptorium. Completa di pergamene, Carta de Logu, inchiostri rosso e oro, sigilli...e tante altre cose, compresi i mitici Oculi de Vitro cum Capsula!






Nella stessa tenda, c’erano anche una sedia-trono e un gioco degli scacchi, riproduzione di un originale che è stato usato in moltissimi film e serie tv, compresi I Pilastri della Terra e Il Trono di Spade.


E poi...siamo passati alle armi. Spade a due mani, archi, asce, elmi, scudi, gambali...c'era di tutto! Ci siamo sbizzarrite. Vi posso dire che, per le spade a due mani, anche se sono piuttosto pesanti, dopo un po’ è come se il tuo polso si abituasse a reggere tale peso. E bisogna anche contare sul fatto che l’arma sia bilanciata bene o no. Mi ricordo in particolare di una che non era bilanciata ed era pesantissima...subito dopo, ce ne hanno passata in mano una ben bilanciata e più pesante, ma che risultava più leggera alla presa.





Abbiamo fatto diverse foto ai vari cavalieri, arcieri, damigelle, e qualche volta siamo anche riusciti a fare foto insieme a loro.






Poi, abbiamo visto il falconiere, un ragazzo che ci stava tra l’altro benissimo, a fare il falconiere...insomma, sembrava uscito dal medioevo. Aveva una poiana, un gufo e un barbagianni. Io e le mie amiche abbiamo potuto tenere in mano la poiana, uno splendido uccello che però, durante l’esibizione, ha attaccato il gufo...il motivo? Poco prima, il gufo gli aveva dato una piccola artigliata. E la poiana ha pensato bene di vendicarsi, non pensando che il gufo è molto più forte di lei. Immaginate la nostra faccia quando abbiamo visto la poiana lanciarsi sul gufo! Sembrava che i due stessero lottando (e il gufo era sempre nella mano del falconiere), c’erano tante piume in aria (della poiana) e quando è riuscito a separarli, il falconiere ci ha spiegato che era una fortuna che la sua mano stringesse gli artigli del gufo, altrimenti, per la vendicativa poiana, non ci sarebbe stato scampo!


Un’altra cosa che mi ha impressionata è stato quando, ad un certo punto, quando un signore evidentemente non contento del fatto che l’uccello non rispondesse ai suoi fischi, ha detto al falconiere che la sua poiana obbediva solo a lui, e questo gli ha risposto: “Il mio non è un ordine, è un invito”.

E poi...è arrivato il momento della battaglia!


Le musiche? Non erano molto adatte, sarebbe stato meglio un bel rullo di tamburi, ma hanno trasmesso canzoni tratte dal Trono di Spade, I Pilastri della Terra, Il Gladiatore e Brave Heart.






Infine, siamo rimasti ancora un poco, poi ce ne siamo andati, anche perché faceva molto freddo. A quanto pare tremavo come una foglia. E il bello era che non lo sentivo per nulla! Però, siamo partiti con un proposito: tornare l’indomani! Anche perché, prima della battaglia, abbiamo cominciato a parlare insieme ad un gruppo di ragazzi, e, parlando parlando, alla fine mi hanno detto che se fossi ritornata l’indomani mi avrebbero mostrato qualche cosina di base con la spada. Beh, mica potevo resistere???


E così, eccoci lì ancora eccitati per il giorno prima. Purtroppo, c’era molto vento e sabbia e polvere appiccicosa, avevo le lenti e hanno cominciato a darmi un po’ fastidio, ma mi sono comunque goduta la mattinata. Prima di tutto, i ragazzi del giorno prima, che fanno parte della Sala d’Arme Le Quattro Porte di Cagliari, ci hanno spiegato la strategia militare alla base della battaglia di Azincourt. Si, proprio quella battaglia della Guerra dei Cent’Anni in cui la cavalleria francese si è fatta massacrare dagli arcieri inglesi. E infatti non vi dico le battute quando ho detto: “Ma la fai proprio a me che sono francese??” Comunque, c’è da dire che i francesi si sono comportati in quella circostanza da perfetti idioti, quindi, forse, un poco se la sono meritati, la sconfitta. Infine, ci sono state mostrate alcune armi d’assedio dell’epoca, attraverso dei modellini.


Ho fatto un giro dall'astrologa. Stava accanto al chiosco del medico, da me e da molti altri soprannominato Dante Alighieri, visto che era vestito tutto di rosso. L'astrologa aveva iniziato da poco a spiegare, quando è arrivato un ferito da freccia! E abbiamo assistito all'operazione (completa di sangue) del medico, che dopo aver segato la parte in legno della freccia e aver cauterizzato una parte del corpo del povero paziente (così si distraeva e un poco sveniva...eh si, la cauterizzazione a quei tempi serviva proprio per quello!), e aver controllato anche che non toccasse punti vitali, ha fatto passare la punta della freccia dall'altra parte del corpo. Purtroppo, però il pover'uomo non ce l’ha fatta. Scherzo, era tutta una ricostruzione, ma ci ha presi così alla sprovvista che è stato divertentissimo. E poi mi sono fermata almeno venti minuti con il medico, a chiacchierare di medicina, un altro campo vastissimo del sapere medievale. Anche se continuo a pensare non credo che mi sarei molto fidata di un medico di allora. E poi, è arrivato il momento della spada! C'erano i giornalisti che facevano le riprese, proprio in quel momento, quindi forse sono finita in televisione XD

Due ragazzi mi hanno fatto vedere diverse poste, basandosi sul Flos Duellatorum, un trattato sul combattimento con la spada che è il terzo in ordine di antichità in Europa. Ne esistono due copie, entrambe in America. Una terza si trovava anche in Italia, ma è scomparsa a inizio ‘900. Beh, che vi posso dire...voglio imparare la scherma medievale, ora ancor più di prima. Chissà che un giorno io non riesca ad andare a Cagliari per imparare. Inoltre, non so come dirvi, ma ho trovato molta più apertura mentale rispetto alla ricerca e alla multidisciplinarietà che questa implica in questi ragazzi appassionati di storia medievale che in molti archeologi e professori.

Abbiamo, infine, riassistito alla battaglia, anche se stavolta c’erano meno figuranti ed erano state introdotte le scale per l’assalto alle mura. Ma è stato comunque emozionante. Poi, ce ne siamo andati. Concordando sul fatto che l’anno prossimo ci torniamo. E stavolta per tutti e tre i giorni!


Credo che mi terrò quest’esperienza dentro per un bel po’. In meno di ventiquattrore ho imparato moltissimo, forse non in modo accademico, non con una lezione frontale o un seminario, ma credo che sia soprattutto in questo modo, con questo genere di iniziative, che la storia sembra viva, e non solo qualche riga buttata su un manuale. E’ stato strano, ma mentre era in quel campo, con tutte quelle bancarelle, quegli uomini, donne, e anche bambini vestiti come degli uomini del medioevo, con quel trampoliere che di tanto si faceva strada a grandi falcate tra di noi, in alcuni momenti mi sembrava quasi di esserci. Eppure, non sono una di quelle persone che vorrebbero esserci vissute. So che il medioevo, per quanto sia affascinante, è anche un’epoca di violenza inaudita. Non che sia tanto cambiato, oggi, in certi posti...ma, no, se mi dicessero: “Abbiamo una macchina del tempo con la quale potrai vivere quel tempo per sempre” non lo farei. E poi, un’altra cosa che mi porterò dentro, sono gli incontri che ho fatto in questi giorni. Chissà, forse qualche amicizia, qualche contatto nuovo è nato. E, ancora una volta, non posso far altro che ringraziare le persone che hanno reso questo possibile.