venerdì 24 settembre 2021

Io&Lei

Ho sempre convissuto con Lei. Anche quando non la conoscevo, quando pensavo di essere sbagliata come mi dicevano tutti quelli a cui parlavo del mio dolore, con imbarazzo perché sono stata educata ad essere pudica. Lei già c'era, ad alimentarsi di ogni esperienza negativa, a imprimere quella sensazione che mi stessero bruciando con un tizzone nel mio corpo tanto da farlo chiudere sia mentalmente che fisicamente. Quando mi hanno detto, a febbraio 2020, che Lei c'era, che non ero pazza e sbagliata e che sì, soffrivo e c'era una ragione, mi sono venute le lacrime agli occhi e ho sentito quel peso che avevo addosso da 11 anni sollevarsi dalle mie spalle. 

Un anno e mezzo fa, dopo una brutta litigata che ha messo a dura prova la nostra coppia, il mio compagno mi ha imposto di prendere contatto con uno psicologo per parlare dei miei continui dolori ogni volta che cercavamo di avere un'intimità. La telefonata per prendere appuntamento l'ho vissuta con un senso di fallimento e vergogna, perché non avevo il coraggio di ammettere che da sola non ci riuscivo ad andare avanti. Tutte le persone, medici e famigliari, a cui avevo parlato, mi avevano detto che non avevo problemi di salute. E se ogni tanto avevo bisogno di correre al bagno una volta l'ora, svegliandomi anche due volte a notte, era una candida, sicuramente. Ho fatto tre cure per la candida senza mai aver fatto un tampone, e dopo quelle cure non solo il problema c'era ancora ma i miei dolori quando cercavo di avere rapporti erano peggiorati. Mi hanno detto che dovevo solo imparare a rilassarmi, che è normale per le donne provare dolore, che forse esageravo, che da lì ci passa anche un bambino e quindi cosa stavo ad impanicarmi per una semplice ecografia interna o un tampax?

Alla prima seduta di terapia ero tesa, imbarazzata e ho parlato pochissimo. Sono uscita di lì che mi sentivo un guscio vuoto e in macchina mi sono messa a piangere come una fontana. Però avevo il nome di una dottoressa, una ginecologa specializzata nel dolore, e dovevo chiamarla per prendere appuntamento. L'ho fatto. 

Beh, non sto a dirvi quindi quando fossi tesa per la visita ginecologica. L'ultima era stato per uno screening regionale del papillomavirus ed ero uscita piangendo per il bruciore che mi era venuto e perché la dottoressa mi aveva presa a male parole perché non riusciva a farmi il pap test visto che contraevo in continuazione i muscoli e dovevo rilassarmi. Mi aveva detto che se alla fine il campione così difficilmente ottenuto non fosse stato sufficiente all'analisi mi avrebbero richiamata ed ero terrorizzata. Invece, nel febbraio 2020 ho parlato del perché ero lì, ho spiegato cosa sentivo, sempre con quel senso di imbarazzo, e sono stata sottoposta per la prima volta ad uno swab test con un cottonfioc inumidito. Di nuovo è tornato quel dolore e mi sono ritrovata a contorcermi sul lettino cercando di non piangere. Ma è stato tutto. Perché finalmente, la ginecologa mi ha dato una risposta. 

Fin dai 16 anni ho sempre avuto tutti i sintomi della vulvodinia. E' una neuropatia, che manda erroneamente al sistema nervoso segnali di dolore che partono dalla vulva. In apparenza sembra tutto sano. La chiamano anche 'malattia invisibile', perché oltre all'apparenza di un tessuto sano c'è anche che gli specialisti che la conoscono sono pochissimi ed il Servizio Sanitario Nazionale non la riconosce. Si paga tutto di tasca propria. La cura comprende diversi specialisti, ginecologo, a volte urologo, psicologo e fisioterapista, perché alla vulvodinia spesso è legato anche l'ipertono del pavimento pelvico, come nel mio caso. Quel dolore fa sì che il cervello dica al corpo di proteggersi, e di conseguenza i muscoli si contraggono in una morsa che non viene mai meno. Da lì i miei problemi di bagno ed il fatto che ancora adesso ho difficoltà a rilassare i muscoli, anzi, proprio è come se non esistessero. Sto imparando pian piano a conoscerli e sentirli, e su quel fronte ho qualche piccolo risultato, anche se sto uscendo da un periodo di tre mesi in cui mi svegliavo costantemente di notte e se uscivo avevo sempre l'ansia di dover scappare in bagno. Mai trattenersi, o si rischia la cistite. E alcune ragazze ce l'hanno cronica. 

C'è poi la terapia farmacologica. Prendo sei medicinali diversi, carissimi. Ogni mese spendo circa 200 euro in medicine. Ho la fortuna di potermelo permettere, ma tante ragazze no. E' questo che ora mi fa rivoltare. 

Dai 17 anni in poi ho smesso gradualmente di recitare, di andare alle manifestazioni, di fare qualunque cosa avesse a che fare con il pubblico. Le poche volte che ho recitato l'ho fatto perché me lo avevano chiesto con insistenza i professori sapendo che ero brava, ma ero sempre estremamente tesa e le mie ultime due recite (una per il 150° dell'Unità Italiana ed una per la giornata della francofonia organizzata dall'Alliance Française) non me le ricordo con tanto piacere.

Ho passato un anno e mezzo prima in fase di completa apatia, poi in fase di rabbia, e ora sono nella fase dell'accettazione. L'accettazione ha preso però una piega che non mi aspettavo. Ad aprile è stata deposta alla Camera una proposta di legge per il riconoscimento della vulvodinia a livello statale. Ho iniziato a seguendo il dibattito da lontano. Poi ho iniziato a parlarne su Instagram. Questa settimana ho contattato lo snodo Non Una Di Meno di Firenze per l'organizzazione di un flash mob il 16 ottobre per supportare la proposta di legge e ieri sera ho fatto una call con un'altra sessantina di persone per capire come farlo. Mi scrivono, scrivo ad altri. Non ci penso troppo o di nuovo la buona vecchia ansia rischia di sommergermi. Capisco chi non ci vuole troppo mettere la faccia. Io ci ho messo un anno e mezzo ad informare mio padre del fatto che devo farmi un viaggio a Roma ogni tre mesi per una visita ginecologica. E mi sono commossa quando mio padre mi ha chiesto perché non gli avessi mai parlato di tutta la sofferenza che mi portavo addosso tutti i giorni.

Sto imparando di nuovo a metterci la faccia e non è semplice. Anche scrivere questo post. E' difficile venire allo scoperto su questo blog dopo così tanto, mi sono fermata spesso, ho riletto, limato, modificato. Ho sempre visto il blog come un mio spazio personale dove mostrare sì, ma non troppo. Ho mostrato raramente i lati brutti e preferito quelli belli, i libri, i film, le passioni che mi prendono all'improvviso. Ma c'è anche questa parte della mia vita ormai, fatta di visite, farmaci, analisi, sedute di psicoterapia, viaggi ed esercizi per imparare a gestire tutto che scandisce l'andare delle mie giornate e non lo voglio più nascondere. Sicuramente da tutta questa situazione c'è che mi sto risollevando dopo anni e anni di alti e bassi e non mi sono mai sentita così bene e speranzosa che quel sentirsi bene sia durevole e non una piccola parentesi prima della nuova ondata di angoscia e panico. 

Alla prossima, grazie a voi che avrete letto fin qui e grazie per la pazienza con questo post difficile 😀

In questi giorni vedrò di parlarvi dell'Architettrice di Melania Mazzucco e di Dune, tornando ai temi un po' più allegri!


(Immagine dal web).


giovedì 26 agosto 2021

Passione Cottagecore!

Sono mesi in cui mi sento rifiorire dopo tanti anni di alti e bassi, di grigi e neri. E' da più di un anno che non ho un attacco di panico e per me che in certi periodi ne ho sofferto giornalmente è una grandissima conquista. Mi sto rinnovando in tutto e per tutto, quasi ogni giorno faccio qualcosa che mi fa totalmente uscire da quella rassicurante zona confort fatta di abitudini che mi ero costruita dai tempi del liceo. E questo passa anche per il mio armadio...dopo tanto tempo in cui osservavo quegli abiti da lontano e su varie pagine Instagram, mi sono infatti lanciata in uno stile completamente nuovo, di ispirazione vintage e cottagecore!

Ma cosa è il cottagecore?

Sarò sincera, solo nelle ultime settimane, tramite hashtag e ricerche varie, ho scoperto questo termine. E' molto recente, creato su Tumblr nel 2018, e per l'esattezza si riferisce a foto ambientate nella natura e alla promozione di uno stile di vita slow e più a contatto con la natura, in un'ideale esistenza campestre. Durante la pandemia il cottagecore è poi diventato una vera e propria moda, con celebrità che pubblicavano foto a tema. Tra le cose che caratterizzano chi ha uno stile di vita cottagecore c'è l'autoproduzione, sia in fatto di vestiario che in cucina. Inconsapevolmente, quando ho iniziato durante la pandemia ad autoprodurmi il pane e i dolci per la colazione stavo facendo qualcosa di molto cottagecore 😅 Aggiungo che è una cosa che faccio ancora adesso, un'abitudine che mi da soddisfazione. 

E' una moda attuale, e ho sempre provato un certo senso di allontanamento nei confronti delle mode attuali. Ma dall'altra parte sono anni che mi piace, mi fa stare bene e quindi non vedo perché me ne dovrei allontanare. Un po' come le camice a quadri, che indossavo ben prima che fossero di nuovo alla moda e ho continuato ad farlo anche dopo.  La mia nuova filosofia è: se ti piace e non fa male a nessuno, fallo. Nel caso del cottagecore, gli abiti portano spesso motivi vegetali, i cardigan sono intrecciati, le gonne e i vestiti sono lunghi sotto al ginocchio. E' tutto molto retro, di ispirazione sette/ottocentesca. In effetti, mi ricorda molto le atmosfere dei libri di Jane Austen o delle sorelle Bronte e dei film ispirati alle loro storie. Storie che mi hanno sempre dato un senso di rassicurazione, anche se a volte sono cupe (penso in particolare a Cime Tempestose). 

E c'è appunto qualcosa di tranquillo, rassicurante e accogliente in tutte queste immagini, che ti invitano a fermarti, respirare, prendere del tempo per te stesso e riflettere. Penso abbia ragione chi ha notato come il cottagecore rappresenti una via di fuga per la nostra pazza società dove tutto vuole essere consumato subito, i piaceri devono essere immediati e poi lasciati andare, senza che nulla venga assaporato e vissuto a pieno. Uno stile di vita con il quale mi trovo sempre più in contrasto io stessa, per quanto sia stata condizionata al contrario e attorno a me le persone non siano d'accordo. Ma il lavoro che sto facendo su di me sta prendendo tempo e lo faccio, appunto, per me stessa, per stare bene mentalmente e fisicamente, spesso cose che vanno di pari passo. C'è voluto tanto per capirlo, ci sono dovuta finire in ospedale e avere una delle più brutte esperienze della mia vita, ma alla fine non tutto il male viene per nuocere.

In questi giorni sto rinnovando completamente il mio armadio, un po' grazie a Vinted, sul quale mi sono iscritta per vendere i miei vestiti di prima ancora in buono stato, un po' andando per negozi qua a Firenze. E' un po' difficile perché sono bassa e con questo tipo di vestiario il rischio che un abito mi stia per due o mi faccia sembrare ancora più un tappo è dietro l'angolo, ma a forza di cercare ce la sto facendo. Ancora una volta, esco dalla mia zona confort, entro in boutique nelle quali non avrei mai messo piede prima, provo cose che prima avrei ignorato...e mi riscopro. Ieri ho acquistato un abito. Quando mi sono vista allo specchio, giuro, non mi sono riconosciuta. Non mi sono mai soffermata a cercare un abbigliamento che mi mettesse davvero in risalto fino ad ora, e scoprire che posso essere anche qualcos'altro beh...un po' di sconcerta. Ma è anche bello. Ora sto cercando un cappello stile boater e qualche paio di scarpe adatte, poi mi concentrerò sulle gonne per quest'inverno. Ho buone speranze su un negozio vintage che riaprirà a breve dopo la pausa estiva. 

Rimango però anche fedele a me stessa: continuo a passare da un genere librario all'altro come se niente fosse e la stessa cosa faccio con la musica, faccio sempre i miei impacchi di erbe ai capelli e tanto altro. E come scenario di queste mie altre passioni ho il desiderio, quando cambieremo casa, di avere uno studio per me da arredare in modo cottagecore, un piccolo rifugio dove poter scrivere, studiare, fare ricerche e leggere. Ancora non so se ci riuscirò, ma chissà, la casa sarà grandicella. Intanto raccolgo le idee e sogno davanti agli scatti che vedo su Instagram e Pinterest, sorseggiando un buon té bio...vi consiglio la marca Cupper di mia recente scoperta, mi dicono che si trova all'Esselunga (io l'ho presa online).

Alla prossima, lettori 💖

(Foto dal web.)

mercoledì 25 agosto 2021

A proposito di...Quella sera dorata

 Buongiorno a tutti!

Oggi vi parlo dell'ultimo libro che ho letto, Quella sera dorata di Peter Cameron!

E' la ventiduesima lettura di quest'anno, contando che nella la mia reading challenge su Goodreads ne avevo programmati 24 direi che ci sono quasi! Non pensavo di leggere così tanto quest'anno...alla fine tutta la stanchezza che mi porto addosso a qualcosa serve, quando cerco di rimettermi un po' in forze leggo. Ma passiamo alla recensione!

La copertina

Omar Razaghi è un giovane dottorando di un'università del Kansas che ha vinto una borsa di studio per scrivere la biografia di Jules Gund, uno scrittore uruguayano autore di un unico libro, La Gondola. Gli serve però l'autorizzazione degli eredi testamentari di Gund: la moglie Caroline, l'amante Arden ed il fratello Adam. Niente di più facile, secondo Omar, ma qualcosa va storto. Spinto dalla tirannica fidanzata Deirdre, all'aspirante biografo non resta che andare direttamente ad Ochos Rios, la tenuta dove tutti vivono...e niente andrà come previsto. 

Ho comprato Quella sera dorata durante la promozione Adelphi per avere una delle fantastiche shopper (ho preso quella con il veliero), non sapendo assolutamente nulla della trama. Di Peter Cameron avevo già letto Un giorno questo dolore ti sarà utile, mi era piaciuto, di questo romanzo ne avevo sentito ben parlare e quindi mi sono fidata. A ragione! E' un libro delicato ed elegante, con dialoghi a momenti molto divertenti e arguti, ma quello che ho soprattutto apprezzato è stato il modo in cui i personaggi sono descritti. Ognuno di loro, dai protagonisti alle parti di contorno, è delineato alla perfezione, nel linguaggio, nei gesti, nel modo di esprimersi. Ognuno di loro è amato o odiato a seconda delle occasioni, perché, come nella vita reale, hanno mille sfumature, pregi e difetti, rendendoli veri ai nostri occhi. 

La locandina del film

Da Quella sera dorata James Ivory ha tratto un film nel 2009, con Anthony Hopkins, Laura Linney, Charlotte Gainsbourg, Omar Metwally e Alexandra Maria Lara. L'ho visto il giorno stesso in cui ho finito il libro, complice la prima dose di Pfizer che mi ha dato un po' di stanchezza...e sinceramente, è più bello il libro del film. E' tratto abbastanza fedelmente, alcuni dialoghi sono pressoché identici, ma manca qualcosa della poesia del testo originale. 

Alla prossima cari lettori 💖

giovedì 19 agosto 2021

Luce di fine estate

Questi sono i giorni in cui inizi a renderti conto che l'estate sta finendo, nonostante manchi più di un mese all'equinozio d'autunno. Eppure, le giornate si fanno evidentemente più corte, ogni tanto la brezza serale fresca ti fa respirare dall'afa che ha regnato sovrana per le ore diurne, e soprattutto ci sono momenti in cui noti sprazzi di luce diversa, di una tinta dorata più aranciata che gialla. Questi piccoli segni mi fanno sorridere, perché vuol dire che tra poco arriva la mia stagione preferita. 

Da piccola adoravo l'estate. Era sinonimo di mare, viaggi, e del mio compleanno. La prima estate in cui mi ricordo di aver particolarmente sofferto il caldo è stata quella del "99, mi rivedo ancora mentre giocavo al game boy e sudavo. Poi, le estati caldissime sono come lo sappiamo diventate più frequenti e da tre anni a questa parte, con lo spostamento a Firenze, mi ritrovo spesso a non riuscire più a muovermi per la stanchezza e a fare cure di integratori. L'amore per l'estate è andato progressivamente via, sostituito da una certa insofferenza per il caldo e il ritrovarsi senza energie all'improvviso. Non riesco più a godermela appieno e spesso evito di uscire.

L'autunno sta diventando la mia stagione preferita. Le varie sfumature di oro, marrone e rosso delle foglie, il profumo delle prime piogge, la brezza fresca... dato che sto cambiando il mio ritmo di vita e mi sveglio molto presto (tra le 5:30 e le 7), non vedo l'ora di vedere la notte diventare alba dalla porta finestra del salotto, magari con una bella tazza fumante di tisana all'arancia e cannella, mentre leggo il mio capitolo mattutino. E' un bel cambiamento per me che sono sempre stata abituata a dormire fino a tardi, ma mi sta piacendo iniziare la giornata prima di tutti, nel silenzio particolare del mattino...e con questo caldo, è anche rigenerante svegliarsi quando fa ancora fresco!

A presto lettori 💗


(Foto dal web).

mercoledì 7 luglio 2021

Ritorno all'ovile

Mmm...non mi piace il titolo di questo post, ma me lo farò bastare. 

Sono tornata a casa dalla Sardegna da quattro giorni ed il motivo per cui non ho più scritto è...che internet non funzionava come speravo a casa dei miei. Ho passato tre settimane con ogni tanto qualche messaggio che mi arrivava da Whatsapp e le notifiche di Instagram viste ma impossibili da caricare sull'app. Tutto sommato però non mi è dispiaciuto. Staccare la spina, completamente, mi ha fatto bene. Dicono che sono più allegra e ho la voce più rilassata. 

Ho passato giorni interi quasi solo a leggere, passeggiare e finire serie tv (ben 3), ho fatto lunghe chiacchierate con i miei genitori, fumato pochissimo e scritto un po' sulla mia agenda, cosa che non facevo da due anni, ho iniziato a programmare mentalmente una storia vorrei raccontare da anni. Non so se ne caverò piede eh, perché il mio blocco dello scrittore, devo accettarlo, è un osso duro, ma era da tempo che non mi mettevo lì a schematizzare un romanzo. Per la verità sarebbero minimo quattro romanzi, ma anche i deliri di onnipotenza con serie infinite di libri hanno sempre fatto parte della mia anima scrittrice, quindi anche questo va benissimo. 

Lola alla fine si è comportata bene, per quanto momento del viaggio in sé sia stato stressante. A volte penso di sottovalutarla...è stata bravissima con il cane di mio padre, giocavano tutti i giorni, si facevano pure i baci e gli abbracci e chiacchieravano a modo loro, sembravano due scimmie. Ogni tanto hanno litigato ma tutto risolvibile. Fortunatamente Lola è un cane molto conciliante, reagisce mostrando i denti e poi invita al gioco. I momenti buffi: 

1) Quando Loki ha lasciato un pezzo di fetta biscottata a terra, Lola ha cercato di prenderglielo, Loki l'ha ringhiata, Lola prima lo ha portato fuori in giardino a giocare e cinque minuti dopo, quando Loki si era completamente dimenticato della fetta biscottata, è tornata in casa a mangiarsela senza testimoni tranne noi.(Io ovviamente sono orgogliosa di questa cosa, amo i cani furbi).

2) Partiamo da due presupposti. I miei erano convinti che quest'anno l'albicocco non avesse fatto assolutamente nessun frutto. Lola adora la frutta e la verdura, d'altronde ha avuto una balia vegana. Una mattina, vedo Lola che, dopo aver rovistato per svariati minuti nell'edera sotto all'albicocco, viene verso di me tutta fiera con un frutto arancione in bocca. La nostra ipotesi è che abbia scovato l'unica albicocca prodotta dall'albero ormai caduta a terra. Se l'è snocciolata e pappata con gusto. 

Da questi due racconti, chi si intende di giochi di ruolo capirà che in un party Lola sarebbe il ladro perfetto. 

Come dicevo ho fatto lunghe camminate, tutti i giorni facevo minimo 6 chilometri. Un paio di volte sono anche andata al mare verso la marina di Sorso in tarda serata sia con Lola che con Loki, a fargli fare un po' di corse. Lola alla fine si è molto divertita a scoprirlo, ha anche fatto qualche bagno, ma l'acqua che ha preferito in assoluto è stata sicuramente quella del torrente a casa dei miei: ci si accucciava dentro per lunghi minuti ogni volta che stavamo tornando a casa dalla passeggiata. 

Purtroppo non sono potuta andare al cimitero del paese dove sta mia nonna, ma sono riuscita a recuperare alcuni ricordi, in particolare di quando andavamo all'opera, e una collana con il bottone sardo della quale avevamo parlato ogni tanto. Non riesco a non smettere di indossarla. 

Sono tornata in una Firenze colpita dall'afa e in un condominio in delirio per caldo, pandemia ed europei di calcio. Dico solo che lunedì ho avuto l'ennesima conferma che la voglia di andare via da questa casa, per quanto mi piaccia perché è piccola e accogliente ed è in campagna, è tanta. Ma devo aspettare ancora un annetto e intanto, si resiste e non ci si fa mettere i piedi in testa da nessuno. 

Vi lascio un po' di foto della Sardegna...a presto 💓







sabato 12 giugno 2021

Una partenza ai tempi del Coronavirus

Domani, dopo diciannove mesi lontana, torno in Sardegna dai miei. Starò lì fino al 3 luglio, un po' per recuperare il tempo perso, un po' perché ne ho veramente bisogno, e anche per alcune pratiche burocratiche in vista del cambio di residenza da Sennori a Firenze. Con me verrà anche Lola e per questo motivo (oltre alla maggiore sicurezza con il Covid) andrò in nave, dato che i cani della sua stazza non sono accettati e non mi fido a lasciarla da sola da qualche parte. E' un cane che si impressiona facilmente e ho letto di troppi incidenti accaduti a cani lasciati senza un'occhiata umana in viaggio, e sinceramente anche basta perdere il figlio peloso del momento per qualche tragedia. Ho preso una cabina apposta per gli animali e una volta salita sulla nave mi chiuderò lì per la durata del traghetto. Indosserò mascherina FFP3, guanti usa e getta, e mi porterò dietro il gel igienizzante. Al porto verrà a prendermi mio fratello, che ha pure fatto una prima dose di vaccino. E martedì farò un tampone rapido in farmacia. What else?

Chi mi segue da un po' lo sa (oddio, siete rimasti in pochi!!), i viaggi mi fanno sprofondare in uno stato di cupa riflessione e mi mettono ansia. Quest'anno non è meglio, anche se in realtà le ansie non sono solo legate alla pandemia. 

Domani mi aspetta una giornata intensa: al mattino tampone antigenico al presidio della Croce Rossa a Santa Maria Novella, poi ho deciso di trattarmi bene passando All'Antico Vinaio a prendere una schiacciata che sarà la mia cena, poi pranzo dal giapponese, da dove ho intenzione di uscire rotolando per i troppi ravioli al vapore, torno a casa, ho una chiamata che mi sarei evitata ma vabbeh, intanto faccio le valigie, porto Lola a fare un giro lungo di una decina di chilometri per stancarla e fare in modo che dorma e basta in viaggio, poi parto verso Livorno e au revoir! Già solo tutto sto ambaradan mi fa venire la gocciolina di sudore sulla tempia. Contate che dovrei pure metterci di mezzo la scrittura di un articolo sui luoghi di divertimento della Firenze romana e non so dove ficcarcelo. Neanche ho fatto ricerca per la parte iconografica. Brava Ko, brava. 

Ci sono poi le ansie del dopo. Varie cose sono problemi familiari che ora dovrò per forza toccare con mano. C'è anche Lola. Ha paura dei gatti e i miei ne hanno due. Di solito li insegue e poi improvvisamente scappa piangendo anche se il micio non le ha fatto nulla. Gin è un micione pacifico, ma Max, che è poi quello che mi è più affezionato, con i cani è uno stronzo bastardo. Se Lola ha paura dei gatti è colpa sua perché l'ultima volta che sono stata giù le ha tirato un'unghiata nell'occhio mentre stava passando per il corridoio. Quindi la domanda è: riuscirà Lola ad abituarsi per tre settimane o sarà tutto un inseguimento seguito da immancabile piagnisteo da parte sua e un soffiare da parte dei gatti? 

E poi, c'è Loki, il cane dei miei. Un bestione di 45 chili di razza Fonnese. Rispetto a molti è un cane molto equilibrato anche con i suoi simili, ma ha il suo caratterino, e visto che pure Lola è particolare, sto sperando che si stiano simpatici e basta. Di solito lei va d'accordo con i cani maschi più che con le femmine, ma è anche vero che è molto dominante e tende a voler fare 'la capetta', come la chiamano nel quartiere. Il mio desiderio è che stiano come nel mondo dei mini pony, sia tutto rosa e fiori con sottofondo di musica sognante, e passino il tempo a giocare insieme. Incrocio le dita. 

E infine...non mi separo da casa e da Renato da diciannove mesi. Lasciarlo solo mi sembra strano. Ormai credo di essere così abituata ad essere qui con lui che l'idea di andarmene è un po' come dire ad un inglese che il tè delle cinque verrà servito alle quattro. 

Cosa farò lì? Beh, mi godrò i miei e la mia valle. Ho intenzione di fare delle passeggiate nei miei sentieri di trekking preferiti, che non percorro da più di due anni perché nel 2019 Lola era troppo piccola per fare passeggiate lunghe e da cucciola non era una cagnolina che le apprezzava, è una cosa che le è piaciuta fare una volta adulta. Non vedo l'ora di tornare a saltellare sui sassi in mezzo al rio Barca cercando di non cadere in acqua mentre lo attraverso e di godermi il panorama da Monte Bianchinu, osservando Osilo e il castello dei Malaspina che fronteggia da secoli la chiesa di Nostra Signora di Bonaria sul colle opposto. Sto portando l'e-reader e penso che finirò la serie di World of Warcraft. Voglio scrivere di tutto e di più, dai miei articoli di storia per Instagram (e visto che ci sono, qui trovate la pagina su Firenze di un amico con cui collaboro) a questo blog, e magari ci scappa pure qualcos'altro per me stessa. E' da tanto che non scrivo per me, che non invento qualcosa, e mi manca. Chissà. 

E andrò anche a trovare mia nonna. E' mancata il 15 maggio. Non la vedevo da diciotto mesi. Aveva 91 anni e una vita intensa che ha deciso lei di voler lasciare andare. La capisco, però nel mio egoismo le avevo chiesto due giorni prima di aspettarmi...e so che è meglio che sia andata così. Ma è vero quello che ho ripetuto nei giorni successivi. Per chi va via è meglio, soprattutto se serenamente come lei, per chi rimane c'è sempre quella mancanza. Mi spiace non averla potuta salutare dal vivo. Mi rimangono i ricordi della sua mozzarella in carrozza, delle costruzioni in legno e delle vecchie bambole, dei suoi commenti che mi facevano alzare gli occhi al cielo quando guardava un film in tv, dei suoi concerti con il suo coro (ha cantato proprio fino alla fine), e delle nostre prime all'opera, una passione che abbiamo condiviso per dieci anni. Il giorno del funerale ho riascoltato La Bohème, che era la prima opera che avevamo visto insieme. Ora andrò a trovarla accanto al nonno nel paesino della mia famiglia sarda. Penso che porterò dei fiori.

Alla prossima!



lunedì 28 settembre 2020

Pienone di fine settembre (Diario di una proprietaria di cane disperata)

Ci sono settimane in cui davvero non ti fermi, e ci sono giorni più pieni di altri! E' stato il caso della settimana scorsa, tant'è vero che non sono nemmeno riuscita a scrivere la recensione de Il segno dell'unicorno, il terzo libro delle Cronache di Ambra, sull'altro blog. Spero di riuscire in giornata, anche se la vedo un po' dura, dipende da quanto riesco a fare del resto...ieri è stata la giornata peggiore in assoluto. Dalle nove in poi, è stato tutto un rimettere a posto, fare il pane, metterlo a lievitare, cucinare il pranzo, aggiornare il foglio elettronico con i nomi delle partecipanti al give-away del gruppo di cosmetica ecosostenibile sul quale sono moderatrice, reimpastare in pane e creare i panini, rimetterlo a lievitare, fare una lavatrice cucinare il cibo per Lola, buttare la spazzatura, fare un'altra lavatrice, mettere a cuocere il pane, sedersi al pc per una giocata sul gioco di ruolo, sfornare il pane, cenare e mettere su l'asciugatrice aspettando che finisse per andare a letto. Il mio terrazzo interno funge da lavanderia in quanto la casa è troppo piccola, e se lascio troppo i panni in asciugatrice dopo che questa ha finito sono a punto e a capo. E se vi è venuto il fiatone solo a leggere tutto questo, immaginatevi a me...sono andata a letto all'1 ed ero talmente stanca e con i pensieri rivolti a oggi che sono riuscita ad addormentarmi solo mezz'ora dopo. 

Sono indietro anche con la challenge di Goodreads, ma quello sono certa che riuscirò a recuperarlo oggi. Tra gli impegni, poi, c'è Lola che come sempre da tanto pensiero...e a proposito devo ricordarmi di chiamare la veterinaria oggi...

Lola è sempre stata poco gestibile fuori casa, fin da piccola appena qualcosa era un po' fuori posto reagiva spaventandosi e abbaiando. Ma nelle ultime settimane la cosa è sempre peggiorata. Forse è anche complice una gravidanza isterica che le abbiamo scoperto solo la settimana scorsa...avevo notato che le si erano gonfiate le mammelle dopo il calore, ma dato che non piagnucolava o mostrava segni di attaccamento eccessivo ai giochini come so che fanno le cagne con una gravidanza nervosa, non ci ho badato, pensavo fosse semplicemente perché aveva fatto il calore. Invece, quando domenica scorsa l'ho portata a fare le analisi del sangue in vista delle sterilizzazione, ci hanno dato sta "bella" notizia. Il sentimento materno, chiamiamolo così, lo ha scaricato sulla cucciola della vicina con cui gioca. Comunque, il giorno prima mi sono presa lo spavento della vita. Peggio di quando Nemo mi portò davanti un cinghialetto in mezzo al nulla, lungo un sentiero da trekking. L'avevo sciolta per farla correre in una strada dove non passano le macchine, è arrivato un corridore e lei lo ha quasi morso ad un braccio. Giuro, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Non bastava il tirare come una dannata tanto da spezzarmi un anello che mi aveva regalato Renato quattro anni fa, l'inseguire i gatti e l'abbaiare ai cani e alle persone per strada. Ora questo. Sono tornata a casa piangendo e dicendo a Renato che basta, io ora chiedo alla veterinaria il numero di un educatore perché non ce la faccio più, abbiamo un cane che sta diventando aggressivo e se per caso morde qualcuno ci si prende una bella denuncia e il cane ce lo possono anche sopprimere. Ovvio che ha minimizzato, ma lui non si è mai reso conto della situazione visto che Lola non la porta MAI fuori. Comunque, con la promessa che avrei pagato io con i miei pochi soldini, mi ha seguita. La comportamentalista è venuta sabato e ha sconvolto il mondo...non tanto a me, che sospettavo già da tempo quello che la testa di Lola pensava (ma sapendo il giusto di educazione cinofila, non conoscevo il modo di agire e di internet non mi fido), ma a Renato e a lei sì. A forza di avere da una parte me che mi comportavo in un modo e dall'altra parte Renato in un altro, Lola ha pensato che è lei il capobranco e ci deve proteggere. Gli stimoli esterni sono quindi percepiti come un'aggressione a noi. Da qui l'abbaio e ora anche questa tendenza a voler mordere qualunque cosa oltrepassi la soglia di casa o ci avvicini. Ci ha spiegato per filo e per segno come fare in questa prima settimana e devo dire che stiamo già iniziando a vedere qualche risultato...per dire, era da un sacco di tempo che al momento dei pasti la casa non era così silenziosa. L'unica cosa che mi dispiace è che lei è confusa, a tratti depressa, e che tutto si basa sul timore ogni volta che fa qualcosa che non va (dobbiamo battere sul tavolo o comunque fare una rumore forte per farle capire che non si fa). Dall'altra parte, se questo serve ad una convivenza pacifica, ok. 

Quanto a Renato, l'ho sfidato dicendogli: "Prova a portarla TU fuori una sola volta e capirai che ho fatto bene a chiamare qualcuno, a parte capire perché torno dalle passeggiate con Lola con i nervi a fior di pelle". 

L'ha portata con sé al bar sabato mentre ero fuori a far la spesa. 

Commento quando è venuto a prendermi fuori la Coop: "Amore, avevi ragione, è stato un disastro, abbaiava e cercava di mordere chiunque si avvicinasse, hai fatto bene a chiamare l'addestratrice perché molto presto sarebbe successo un incidente". 

Ecco, vedi che mi devi stare ad ascoltare ogni tanto!!!

Comunque, spero che questa settimana riuscirò a sedermi un po', anche solo per studiare per la patente, ma ne dubito...già solo la montagna di lavatrici, asciugatrici, stirare i panni e archiviare le bollette (una cosa che mi trascino da troppo tempo) mi porteranno via tanto tempo...addio.