Oggi, ho deciso di sospendere la
pubblicazione di recensioni. E’ un obbligo reagire a quanto accaduto
avant’ieri, e se avessi avuto la connessione disponibile lo avrei fatto da
subito. Ho anche pensato di venire a Sassari ieri invece di oggi. Ma poi, mi
sono resa conto che non me lo posso permettere a causa dello studio. La causa
per la quale scrivo queste poche righe, che vanno ad aggiungere qualche goccia
a quell’oceano che si è creato in questi giorni, è importante, certo, ma
insieme all’indignazione penso che un modo per combattere il terrorismo
islamico sia l’istruzione, la conoscenza, in particolare quella della storia e
dei testi, oltre che di tutte quelle cose che distruggono l’ignoranza che
queste persone vorrebbero far diventare corrente, in particolare tra le donne.
Ma questa è un’altra storia.
Tutto inizia con la telefonata di
una mia amica che mi chiede se sto bene e se la mia famiglia sta bene. Rispondo
di si, e sorpresa, chiedo il perché. Mi dice che c’è stato un attentato a
Parigi, contro un giornale satirico, e ci sono 12 morti. La sensazione è quella
di quando ti stai godendo una fantastica doccia calda e all’improvviso l’acqua
fredda prende il sopravvento. Di solito sono reattiva a questo genere di
notizie, ma in quel momento, fuori da un negozio in cui stavo facendo shopping,
non riesco a realizzare. Però, subito il mio pensiero va a Charlie Hebdo,
giornale satirico conosciuto da tutti, uno di quei giornali dei quali penso:
“Se vivessi in Francia, di tanto intanto lo comprerei”. Un giornale che ha
avuto il coraggio di pubblicare le famose caricature di Maometto che nel 2004
avevano fatto scoppiare un putiferio in Danimarca, attirandosi denunce e
minacce. Nel 2011, la sede del giornale era stata incendiata. Ma ci sono anche
altri giornali satirici…lo shopping continua, ma non vedo anche l’ora di
tornare a casa per sapere. Appena rientrata, dopo aver messo da parte buste e
borse, accendo la tv. Devo aspettare il giornale delle 18 per sapere qualcosa.
E quel qualcosa è uno shock. Cabu, Wolinski, Charb, Tignous. Nomi dei quali
senti spesso al telegiornale, perché loro sono sempre lì, a commentare con i
loro disegni fatti a veloci tratti l’attualità, dandole uno sguardo ironico e
al tempo stesso amaro, intelligente, che suscita quella risata riflessiva che
solo una buona caricatura può darti. Non vedrò più Charb il venerdì durante 28
minutes su Arte. Cabu non sarà più intervistato su TV5. Vedo il video, girato
da un tetto, di un giornalista di una testata che ha sede vicino a Charlie
Hebdo, sento gli spari, le grida che inneggiano alla vendetta per Maometto.
Credo di aver passato più tempo davanti alla tv in questi due giorni che
nell’arco di buona parte delle feste. Sono passata dalla confusione,
all’emozione, allo stupore, all’indignazione. Alla non comprensione, anche e
ancora. Come può qualche tratto di matita ammazzare? Come possono le persone
essere così fanatiche? Prima su Where is my Mind?, oggi su Foglie d’Erba, ho
spesso scritto di atti simili, dei salafisti che vogliono vietare i bikini alle
turiste occidentali, della distruzione dei monumenti e dei manoscritti di
Timbuctù, delle ragazze rapite in Nigeria, e ogni volta non c’è verso, lo
stupore e l’incomprensione verso questi atti ignobili mi colgono alla
sprovvista. Resto incollata a guardare quelle caricature, quei volti ora
scomparsi, arrabbiata, certo, ma anche sorpresa che si possa uccidere in nome
di un Dio, al quale io certo non credo, ma rispetto chiunque creda, purché
rispetti il mio pensiero, spesso, se so che qualcuno è credente, non importa se
cristiano, musulmano, ebreo o anche wiccan, ci parlo di religione, perché mi
interessa capire chi crede. La religione è essenziale nel mondo nel quale vivo,
non posso rinchiudermi nel mio ateismo e ignorarla. Tra i libri dei quali dico
sempre “Un giorno lo leggerò”, ci sono la
Bibbia, il Corano, la Torah, i testi sacri del buddismo e dell’induismo.
Ritengo di essere una persona aperta, non sono razzista, eppure di quelle
caricature ho riso, proprio perché non sono razziste, criticano la religione,
tutte le religioni, ma non quelli che la praticano, gli autori lo hanno più
volte ribadito, il modo stesso in cui componevano i loro disegni lo riflettono.
Ma proprio il discorso del razzismo è fuorviante, in questo caso, perché c’è in
gioco qualcosa di superiore. Non so come i media italiani stiano trattando la
notizia, a casa tra le altre cose non ricevo i canali italiani, ma spero che
mettano l’accento proprio su questo fatto.
In questo momento c’è in gioco la
libertà di esprimere la nostra opinione. Poco importa se con una matita o una
penna, o le lettere stampate sulla tastiera di un computer. Sono stati uccisi
dei giornalisti, il fior fiore della caricatura francese, perché hanno avuto il
coraggio di esprimere il loro sguardo sulla società, senza limiti, senza
autocensure. Si può ribattere che con il clima che c’è in Francia e nel mondo
in generale in questo periodo disegnare Maometto o Dio sia un atto poco
prudente, ma in questo caso proprio la prudenza è il primo passo verso
l’autocensura e soprattutto verso la vittoria degli estremismi. Oggi più che
mai dobbiamo difendere questo diritto acquistato dai nostri padri e da tanti
altri giornalisti anche in questi giorni con il sangue, oggi più che mai
dobbiamo elevarci contro chi ci vuole impaurire e rendere muti, parlando,
scrivendo, fotografando, accendendo una telecamera e condividendo, usando tutti
i mezzi a nostra disposizione per gridare la nostra opinione su qualunque cosa,
oggi che abbiamo la possibilità di farlo con mezzi di comunicazione che
Voltaire, Zola, Jaurès si sarebbero sognato per la loro immediatezza ed
efficacia. Invito chiunque legga questo post a esprimere la propria
indignazione, la propria rabbia e il proprio diritto ad esprimersi, prendiamo
una penna e uniti, al di là delle nostre opinioni politiche, al di là delle
nostre credenze religiose, diciamo no all’estremismo, non abbiamo paura di voi,
ci batteremo perché il mondo in cui viviamo possa rimanere libero, civile,
ricco di cultura e di dibattito, perché un mondo che ha tante idee diverse su
uno stesso argomento e le affronta in modo civile è un modo che avanza, un
mondo in cui c’è ancora la speranza che si possa migliorare, e che quella
opinione sia ironica o seria, che susciti la risata o meno, non importa, purché
sia costruttiva. Perciò, anche io oggi dico Je suis Charlie. Oggi prendo una
penna e la sollevo al cielo per Charb, Georges Wolinski, Tignous, Jean Cabu, Bernard Maris, Honoré, Michel Renaud, Franck Brinsolaro, Ahmed Merabet, Mustapha Ourrad, Frédéric Boisseau, Elsa Cayat. Charlie non è
morto, e non morirà finché ci saremo noi a gridare contro queste persone che
non ci possono chiudere la bocca, non ne hanno il diritto. Ma noi abbiamo il
diritto di aprirla.
Nessun commento:
Posta un commento
Amo i commenti, fatemi pure sapere quel che pensate dei miei post...nel bene e nel male!