sabato 29 luglio 2017

Mi capita spesso, ultimamente, di pensare alla me che ha aperto questo blog. Era quello che si chiama un periodo buio, di quelli in cui ti senti talmente male che anche la luce del giorno sembra meno viva di quello che è in realtà. Per voltare pagina, chiusi addirittura il mio blog precedente, il tanto amato Where is my mind? che mi aveva fatto scoprire questa fantastica realtà virtuale e tante persone che, più o meno, a volte per vie traverse, seguo ancora.

Foglie d'Erba ha avuto una storia di alti e bassi. L'università mi ha preso tanto tempo, mi ha prosciugato la voglia di fare cose diverse che studiare o leggere. Solo da poco sto riuscendo a ritrovare qualche altro spazio, per colorare, per esempio, una piccola passione sorta un po' più di un anno fa, oppure per bere un té. O, ancora, e questa è la cosa più frivola, per curarmi ogni tanto i capelli con henné, olio di cocco e burro di karité. 

Sono molto cambiata da quella ragazza disperata che apriva un nuovo blog per allontanare l'adolescenza. Sono più felice? Per certi versi, si. Più tranquilla, probabilmente. Da quel periodo a volte mi rendo conto di avere ancora, purtroppo, delle cicatrici che si fanno vedere come testardaggine peggiore di un mulo e un po' di egoismo che devo imparare a gestire. Ma, per il resto, sono più soddisfatta di me stessa, dei miei studi che stanno per finire, almeno nella loro prima parte, e della persona che ora sta accanto a me. 

Ebbene si...mai avrei immaginato che un ragazzo conosciuto proprio in quel periodo, per caso, che abitava in una città come Firenze, lontana anni luce da quella che è la realtà di Sassari, sarebbe diventato un legame così importante che mi avrebbe portata dove sono ora. Seduta alla scrivania dell'Ikea nuova fiammante, ad ascoltare Bob Dylan e a scrivere questo post a notte tarda. 

E' da una quindicina di giorni, ormai, che mi sono trasferita in Toscana. Dopo un paio di giorni a Firenze, siamo andati a Viareggio, alla sua casa al mare, dove rimarrò praticamente fino a inizio settembre, quando tornerò in Sardegna a chiudere tutta quella burocrazia che aveva aperto la triennale  e a laurearmi. Dopo, ritorno in Toscana, inizio della magistrale in Scienze Storiche all'Università degli Studi di Firenze. Altra cosa che mai avrei immaginato tre anni fa, studiare in una città così bella e nella quale mi sento, anche, davvero bene. 

Lo ammetto, a parte venerdì 21 luglio, quando siamo andati alla Festa dell'Unicorno di Vinci, ho passato gli ultimi quindici giorni tappata in casa a studiare per la tesi. Non era soltanto il lavoro ad impedirmi di uscire, ma anche il fatto che dovevo rendermi conto. Rendermi conto che, in un certo senso, ora sono da sola, non ci sono più mamma e papà a cucinare per me, a scarrozzarmi in giro, a lavarmi i vestiti. In questi giorni ho imparato a fare una lavatrice, ho dovuto superare la mia paura di bruciarmi con l'olio quando preparo qualcosa di fritto, a perdermi in un posto che non conosco. Quest'ultima cosa, l'ho fatta questo pomeriggio. 

Ho sentito il bisogno di fare una passeggiata sulla spiaggia. Così, alle sette, ho messo le mie Converse nere quasi nuove fiammanti e sono uscita di casa per la prima volta. Il mio ragazzo mi ha proposto di portare con me Eva, la sua maremmana, con la quale sta nascendo un grande amore, ma ho rifiutato, non mi sentivo abbastanza sicura. Stasera, poi, ho saputo che dovrei metterle la museruola e non mi va, Eva sarà pure una bestiona che quando mi siedo è alta quanto me ma è brava, mi sentirei come se la torturassi a metterle quella roba attorno al muso. Comunque, da lì ho proseguito lungo la strada che, da quel che mi ricordavo, portava al mare. Non avevo sbagliato. La marina di Pietrasanta assomiglia a tanti posti di mare che ho visto anche in Sardegna, con il suo miscuglio di lingue, di accenti, di carnagioni, e i suoi palazzoni composti solo da appartamenti in affitto ai turisti e a quei toscani che ne hanno abbastanza dell'afa dell'Arno. Due cose sono molto diverse: il fatto che la maggior parte della gente va in giro in bici e le spiagge private. In Sardegna, al contrario che qui, la maggior parte delle spiagge sono libere e, sinceramente, le preferisco di gran lunga. Le spiagge private, con i loro ombrelloni e seggiole tutte uguali, le loro regole, la loro standardizzazione, mi stanno strette. Così, oggi, mi sono diretta alla spiaggia libera. Non c'erano molte persone, e mi sono incamminata fino alla riva. Ho visto tante conchiglie, ciottoli levigati, un granchietto morto. Ho aspirato il profumo del mare al tramonto, ascoltato la sua musica, osservato la luce del sole sull'acqua mentre facevo qualche foto e mi sono sentita bene, a camminare lungo la spiaggia. Non è il bosco, ma è sempre la Natura, che mi mette di buon umore e che alla fine delle mie camminate mi lascia sempre addosso una stanchezza bella, mi fa sentire pulita. La giornata è andata bene, ora ho solo bisogno di un buon libro per dormire sonni tranquilli. Sono tornata indietro in pace con me stessa dopo diversi giorni...finché, non mi sono resa conto che ero sbucata sull'autostrada invece che nel piccolo viale in cui sarei dovuta finire. Per fortuna, il problema si è risolto in fretta. Una chiamata veloce al mio ragazzo, l'inserimento in Google Maps della via in cui abita e dieci minuti dopo ero a casa con Eva che mi faceva le feste. Ancora una volta, me la sono cavata, più o meno da sola, ma me la sono cavata. E il piccolo incidente è stato dimenticato mentre pubblicavo le mie foto su Instagram attendendo che l'acqua della pasta bollisse. 

Sto di nuovo crescendo. E' un po' come finire un libro di un certo genere ed iniziarne uno di tipo completamente diverso. Ho ancora tante paure e dubbi da affrontare, ma, poco a poco, credo che ci riuscirò. Così come credo che riuscirò di nuovo a tenere questo blog, finalmente. Tutti questi piccoli momenti per me stessa mi sono mancati molto.  



Nessun commento:

Posta un commento

Amo i commenti, fatemi pure sapere quel che pensate dei miei post...nel bene e nel male!